Il 22 Aprile 2021, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, si è svolta una giornata di studio on line finalizzata alla raccolta di idee e progetti per la realizzazione di “Un patto per l’Arno”, il Contratto di Fiume che abbraccia l’intera asta fluviale del grande corso d’acqua toscano, organizzata da Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale, ANBI e ANCI Toscana e dai Consorzi di Bonifica 2 Alto Valdarno, 3 Medio Valdarno e 4 Basso Valdarno.
La giornata che è stata preceduta, fra l’altro, da “Tavoli di lavoro” in cui si sono affrontate tutte le tematiche inerenti il fiume quali: protezione civile, manutenzione e riqualificazione partecipata dei territori fluviali, ambiente, volontariato, ricerca, processi di governance per la riduzione dei rischi ambientali, energie rinnovabili, acqua e agricoltura, turismo, navigabilità, pesca, canottaggio e ciclovie, recupero delle plastiche e tutela degli ecosistemi fluviali.
Fra queste tematiche si è dato quindi, fra l’altro, ampio spazio al ruolo dell’agricoltura che deve essere sempre più incisivo. È stato sottolineato che le imprese agricole possono dare un contributo essenziale alle politiche di tutela dell’acqua e del suo uso ed è stato auspicato un rafforzamento della collaborazione con i Consorzi di Bonifica.
Queste tematiche sono sempre state tenute nella massima considerazione dall’Accademia dei Georgofili: si ricorda, infatti, che proprio nel Dicembre scorso si è svolta una giornata di studio, in collaborazione con ANBI, su “L’acqua da risorsa a calamità” in cui si è ampiamente dibattuto questi temi e i cui atti sono pubblicati e consultabili sul sito dell’Accademia (www.georgofili.it).
È ormai noto che, con i cambiamenti climatici in atto, fra l’altro, è cambiata molto la variabilità delle precipitazioni tanto che se da un lato tendono a intensificarsi e a distribuirsi su un numero minore di giorni, dall’altro sono in aumento le serie siccitose con risultati che mostrano impatti diversi da zona a zona.
In conseguenza di ciò l’erosione del suolo, con la conseguente perdita di qualità fisiche ed idrologiche, è destinata ad esacerbare il rischio idrogeologico, con conseguenze per ora non adeguatamente considerate dalla legislazione italiana ed europea. L’abbandono delle sistemazioni idraulico agrarie ha indubbiamente portato ad un aumento considerevole dei deflussi nei bacini idrologici con conseguente aumento del rischio di alluvioni, per cui occorre mettere in atto con urgenza programmi di messa in sicurezza del territorio avvalendosi delle conoscenze e metodologie che i risultati della ricerca hanno messo a disposizione. Le aziende agricole devono, quindi, essere incentivate e sostenute a intraprendere una ripresa di una nuova progettazione di sistemazioni idraulico-agrarie in chiave moderna oltre che, ovviamente, attuare una gestione sostenibile del suolo.
Le anomalie climatiche, con la diminuzione del numero di eventi piovosi e l’aumento dell’intensità di pioggia, rendono quest’acqua meno efficace dal punto di vista agronomico, ma producono con frequenza sempre maggiore fenomeni di ruscellamento e drenaggio. In eventi estremi, la quasi totalità dell’acqua di pioggia non viene trattenuta dal suolo risultando, quindi, una perdita. Al contrario sarebbe una risorsa se, seguendo la via del ruscellamento o del drenaggio, potesse alimentare dei serbatoi artificiali.
Per quanto concerne l’irrigazione è evidente che nel futuro ci troveremo sempre di più a fronteggiare lunghi periodi di siccità perché non piove, o meglio piove male. Quindi, l’agricoltura avrà sempre più bisogno di acqua e perciò occorre stimolare e sostenere le aziende a raccogliere e conservare l’acqua che cade con i violenti nubifragi e che, altrimenti, sarebbe interamente perduta, per essere poi utilizzata nei momenti del bisogno per l’irrigazione delle colture, con impianti irrigui che riducono notevolmente i volumi di adacquamento e massimizzano l’efficienza idrica, come, ad esempio, l’irrigazione a goccia.