Il cambiamento climatico sta portando con sé non solo estati più secche, ma anche primavere più calde. Ciò fa sì che alberi e arbusti germoglino prima, rendendoli vulnerabili al gelo tardivo.
Quello che tutti gli anni gli agricoltori temono si è verificato. Lo scorso 8 aprile le temperature in diverse zone d’Italia sono precipitate fino a raggiungere valori che neanche durante l’inverno si erano raggiunti. Le gelate tardive primaverili influenzano non solo la produzione, ma possono indurre danni esiziali alle piante o, comunque, indebolirle e predisporle agli attacchi di agenti secondari. Nonostante il loro impatto ecologico ed economico sull'agricoltura e la silvicoltura, la distribuzione geografica e l'impatto evolutivo di questi eventi di gelo sono ancora poco conosciuti.
Un lavoro pubblicato lo scorso anno sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) ha analizzato la frequenza delle gelate tardive tra il 1959 e il 2017 e le strategie di tolleranza delle specie legnose dell'emisfero settentrionale per dedurre gli adattamenti degli alberi, per ridurre al minimo i danni da gelo alle piante e per prevedere la vulnerabilità delle foreste causate dai cambiamenti in corso nelle frequenze dei ritorni di freddo.
I valori dei caratteri sulla data di germogliamento e sulla tolleranza al congelamento delle foglie analizzati nella ricerca provenivano da circa 1.500 specie legnose temperate e boreali coltivate nei giardini comuni. L’analisi ha evidenziato che le aree in cui le gelate tardive sono comuni, come il Nord America orientale, ospitano specie di alberi che germogliano più tardivamente. Le aree in cui i ritorni di freddo sono più improbabili, come le foreste di latifoglie e gli arbusti in Europa e in Asia, ospitano invece specie arboree “opportuniste”, che reagiscono rapidamente al riscaldamento delle temperature dell'aria. Le gelate tardive in queste ultime regioni sono attualmente in aumento e, tenuto conto delle strategie di resistenza intrinseche delle specie non sempre adeguate, si stima che ∼35% dell'area forestale temperata europea e ∼26% dell'area asiatica temperata, ma solo ∼10% del Nord America, subiranno un aumento danni da gelo tardivo in futuro.
I risultati della ricerca rivelano cambiamenti specifici nel rischio di gelate primaverili che possono fornire informazioni utili nel processo decisionale nella gestione del territorio, nella silvicoltura e, soprattutto, nell'agricoltura, soprattutto legati alla scelta delle specie e alla loro localizzazione.
(Lavoro originale Zohner et al. 2020, PNAS 117 (22) 12192-12200. https://doi.org/10.1073/pnas.1920816117)
Foto di Claudio Ferri