Il libro «Terapia Forestale» (Cnr Edizioni), è il primo volume che fa chiarezza sui benefici del Forest Bathing ed eleva questa disciplina che arriva dall’Oriente – in Giappone la chiamano Shinrin-yoku – a medicina complementare.
«Abbiamo voluto creare un quadro di riferimento scientifico delle evidenze raccolte in tutto il mondo durante trent’anni di ricerca, e centinaia di pubblicazioni scientifiche, in merito agli effetti diretti degli ambienti forestali sulla salute mentale e fisiologica dei visitatori», afferma Federica Zabini di Cnr-Ibe, curatrice dell’opera. «Siamo partiti dalle funzioni fondamentali delle grandi foreste rispetto al sostentamento della vita umana sul pianeta – dalle malattie al clima – per passare, attraverso l’analisi del rapporto ancestrale tra uomo e foresta, a esporre in dettaglio i risultati della ricerca scientifica rispetto ai benefici offerti dalla frequentazione dei boschi grazie alla mediazione di tutti i nostri sensi. Si tratta di benefici significativi, ad ampio spettro e spesso duraturi, per esempio rispetto alla salute mentale e alle difese immunitarie».
Il Club Alpino Italiano in collaborazione con l’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Centro Regionale di Riferimento in Fitoterapia presso l’ospedale Careggi a Firenze ha così per la prima volta messo insieme ricerche e analisi, grazie al prezioso contributo di medici, biologi, forestali, fisici e psicologi, confermando la valenza scientifica del ruolo terapeutico che la natura ci offre. Un benessere immediato per i sensi e per l’umore che rappresenta un’evasione e un rifugio immersivo particolarmente terapeutico in questo periodo di pandemia in cui il disagio sociale sta intaccando anche la tenuta e l’integrità delle sicurezze emotive. Il tutto con dimostrati effetti positivi sul sistema immunitario e sullo stress ossidativo dell’organismo.
Lo stretto legame dell’uomo con la foresta e i benefici psicofisici che ne derivano, si possono leggere nella cornice della cosiddetta “biofilia”, ovvero dell’attrazione istintiva che l’uomo prova per la natura e le altre forme di vita. I benefici del contatto con gli elementi naturali hanno una matrice in comune: la sensazione di benessere e di rilassamento che si prova davanti a scenari naturali.
Passeggiare nella foresta in maniera regolare, ad esempio almeno una o due volte al mese, è un’utile pratica per prendersi cura della propria salute. Per massimizzare gli effetti per prima cosa bisogna escludere tutti i device tecnologici, passeggiare, contemplare e unire pratiche di respirazione e rilassamento.
L’ immersione forestale è la frequentazione libera, contemplativa e in assenza di esercizio fisico o, al più, brevi passeggiate. Mentre il cosiddetto «bagno di foresta», locuzione tradotta in inglese come forest bathing e derivata dal giapponese «Shinrin-Yoku», ne rappresenta un’evoluzione che prevede l’organizzazione di attività di promozione della salute come brevi camminate e semplici attività rilassanti, spesso con accompagnamento di una guida e limitato a una singola sessione.
La terapia forestale, invece, è molto più strutturata. Prevede itinerari guidati dove mettere in pratica precise attività, tra cui camminata consapevole, meditazione, esercizi del respiro, yoga, esercizi di Qi-Gong, e semplici attività manuali. La terapia forestale è spesso organizzata in programmi a lungo termine con sessioni ripetute in foresta e talvolta dirette a specifici gruppi di persone, generalmente condotte da professionisti in stretta collaborazione con operatori sanitari, permettendo di ottenere i migliori risultati per la salute.
La terapia forestale, chiamata Forestfulness si basa su vere e proprie sessioni terapeutiche, svolte con persone qualificate, ispirate al protocollo di Mindfulness, in cui l’elemento naturale diventa protagonista. La camminata consapevole diventa così un modo di essere pienamente consapevoli del momento presente, senza giudizio e con un’attitudine di accettazione e curiosità.
Il protocollo messo a punto da Cai e Cnr si compone di sei passaggi:
1. La giusta attitudine: ovvero l’intenzione e l’empatia con cui si affronta il bagno nella foresta.
2. Dimenticare l’attaccamento: ovvero entrare nel bosco con leggerezza, lasciando andare tutti i pensieri e le emozioni pesanti, il chiacchiericcio mentale e le proiezioni nel futuro.
3. Camminare consapevolmente: la camminata consapevole è una delle pratiche principali della Mindfulness e camminare in ambienti naturali può abbassare la pressione sanguigna e i livelli di cortisolo.
4. Respirare il bosco: l’attività immaginativa, di visualizzazione nel “respirare il bosco” assorbendone l’energia, abbinata a una specifica tecnica di respirazione finalizzata allo scarico delle tensioni e alla ricarica energetica, trasporta progressivamente in quel processo di identificazione con l’ambiente dal potere liberatorio.
5. L’uso dei sensi: attraverso l’aromaterapia sia con i profumi direttamente percepibili, sia con l’inalazione di certi composti organici volatili, detti BVOC. Oppure utilizzando la vista, osservando intenzionalmente il paesaggio circostante o un oggetto in particolare.
6. La meditazione con l’albero: è l’incontro finale con se stessi sulla scia di un simbolismo ancestrale e archetipo. L’albero è simbolo di radicamento alla terra e, allo stesso tempo, rappresenta un impulso vitale con la sua determinazione a proiettarsi verso il cielo, in cerca del sole e della luce.
da: Vanityfair.it, 15/1/2021