L’analisi della Coldiretti fatta sulla base dei dati Inail ha evidenziato che, su base annua, gli infortuni sul lavoro in agricoltura denunciati nel 2020 (26.287), sono diminuiti del 19,6% rispetto al 2019 (32.692). Si tratta cioè di una riduzione di ben 6.405 infortuni mai registrata in maniera così rilevante negli anni passati. Infatti, negli ultimi dieci anni, le variazioni massime registrate sono state dell’ordine del 3,5%. Significativo e in controtendenza rispetto agli altri comparti è stato il calo degli infortuni mortali che, su base annua, si è ridotto di 38 unità passando da 151 a 113 infortuni (riduzione del 25%). Anche in questo caso una riduzione mai registrata in modo così rilevante.
I risultati di questa analisi sono di buon auspicio in quanto segnalano un calo infortunistico nettamente superiore rispetto al trend degli ultimi anni. Tuttavia, su circa un milione di occupati nel settore agricolo, 26.287 denunce di infortunio e 113 denunce di infortuni mortali, a cui vanno aggiunte circa 12.000 denunce di malattie professionali, sono dati ancora troppo elevati. Inoltre il risultato di un solo anno non consente di considerare l’entità di questa riduzione come una tendenza destinata a mantenersi nel futuro. Le ragioni del calo infortunistico infatti possono essere diverse: può avere influito una maggiore prevenzione, come pure un miglioramento delle pratiche colturali e un ammodernamento delle attrezzature, ma certamente non va dimenticato che l’attività produttiva del 2020 è stata pesantemente condizionata dal Covid-19, pur tenendo presente che le denunce di infortunio da Covid-19 registrate dall’Inail nel 2020 non hanno superato lo 0,3% dei contagi.
Il comparto agroalimentare ha indubbiamente risentito in minor misura gli effetti della pandemia rispetto agli altri comparti. L’attività agricola, tranne alcuni settori come il florovivaismo, non si è mai arrestata. Tuttavia, oltre alle aziende florovivaistiche, altre componenti afferenti al mondo rurale hanno avuto forti limitazioni. Le chiusure totali o parziali delle attività di ristorazione e di ricezione hanno ridotto la domanda alimentare. Anche le filiere fortemente legate all’esportazione, come quella vitivinicola, hanno fatto registrare un calo delle vendite verso l’estero, specie per i vini DOC/DOCG, che normalmente trovano sbocco su questo canale. Anche nel settore delle carni bovine e in quello lattiero caseario le ripercussioni negative si sono fatte sentire. A ciò si aggiunge il fatto che, specie in occasione del primo lockdown, è venuta a mancare la manodopera proveniente dall’estero. E’ difficile pensare che tutto ciò non abbia influito sul numero degli infortuni.
Occorre quindi non abbassare la guardia e mettere in atto un’attenta opera di prevenzione per ridurre i rischi infortunistici. Prevenzione basata soprattutto sull’analisi delle dinamiche che causano gli infortuni. Circa il 50% degli infortuni mortali è dovuta alla perdita di controllo della macchina/mezzo. Le conseguenze sono: ribaltamento del mezzo, investimento di operatori a terra, contatto con organi in movimento, avviamento inatteso del mezzo…. Nella generalità dei casi la perdita di controllo è da imputare a errori di manovra, spesso accompagnata da carenza dei sistemi di sicurezza della macchina. Nell’opera di prevenzione, il conducente deve essere adeguatamente formato, addestrato e informato sui possibili rischi e sul corretto utilizzo della macchina in relazione, sia alle caratteristiche costruttive, funzionali e operative della stessa, sia all’ambiente in cui opera e al lavoro che va ad eseguire.
Nel 2020, l’Accademia dei Georgofili, congiuntamente con l’Università di Firenze (DAGRI), la Regione Toscana, l’Inail Toscana, l’Enama e la Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani (CAI), hanno dato corso a un Progetto pilota per la formazione di formatori qualificati e certificati sull’uso corretto delle macchine agricole, volto proprio a fare opera di prevenzione infortunistica. Il Corso di formazione si è svolto in presenza e nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. E’ stato articolato con lezioni in aula e in campo, facendo però prevalere le esercitazioni pratiche tenute in tre diverse aziende. Il corpo docente era costituito da professionisti, con elevata preparazione ed esperienza, che ha privilegiato la formazione sugli aspetti di addestramento con le macchine in campo, senza trascurare di presentare l’analisi e la percezione dei rischi. Al termine del corso gli 8 partecipanti hanno sostenuto una prova finale e ricevuto un “Attestato di avvenuta formazione”. Per il mantenimento della qualifica sarà però necessario un continuo aggiornamento e la valutazione del mantenimento delle competenze acquisite. Visti gli ottimi risultati ci si augura che non rimanga un caso isolato.