L’avocado continua a sedurre i palati di mezzo mondo. Un successo che è cresciuto insieme ad alcune perplessità sull’impatto ambientale della sua coltivazione, soprattutto nei paesi dell’America centrale e meridionale. Avocado toast, salsa guacamole, uramaki giapponesi e la poke: chi ha a cuore le sorti del pianeta dovrebbe quindi rinunciare a tutto ciò? La risposta non può che essere "dipende".
Nel nostro piccolo ciò che possiamo fare è prestare attenzione alla provenienza: forse non tutti sanno, infatti, che anche in diverse regioni dell’Italia meridionale è coltivato, fra cui Calabria e Puglia. Ma tra tutte, è la Sicilia la regione in cui la vocazione all’avocado sta crescendo a ritmo più sostenuto. Proprio qui già negli anni Sessanta iniziarono i primi studi sulla sua coltivazione come ci spiega Vittorio Farina, docente di Arboricoltura Tropicale all’Università di Palermo. Un’attenzione che nel tempo ha permesso di accumulare una conoscenza robusta su questa coltura che negli ultimi anni si è espansa notevolmente, complice una richiesta da parte del mercato che – ci dicono diversi produttori – talvolta supera addirittura l’offerta.
Questo accade almeno per tre motivi: una produzione che di fatto, nonostante sia molto redditizia per i coltivatori, non è ubiqua e consiste di numeri tutto sommato contenuti; a questo si unisce l’alta qualità dell’avocado siciliano che, come osserva Nicola Francesca dell’Università di Palermo, ha un’aromaticità complessa e peculiare; l’identificazione dell’avocado come superfood, un’etichetta non condivisa da tutti come ci spiega la biologa nutrizionista Lucia Vallesi: "lo definirei piuttosto un alimento molto versatile, se associato bene: è adatto a piatti salati e dolci ed è ricco di grassi vegetali buoni, compresi gli Omega-3, e di proteine vegetali".
L’alta redditività dell’avocado comprensibilmente non è passata inosservata in Sicilia, ma ciononostante i produttori non stanno cedendo alla tentazione di vaste monocolture intensive che avrebbero effetti devastanti sull’ecosistema. Senza dubbio comprare un avocado siciliano comporta un esborso maggiore (sotto i due euro e rotti al pezzo è difficile), ma assicura che il frutto non abbia percorso migliaia di chilometri – che si traducono in emissioni di CO2 – e dà buone speranze che non siano stati usati agenti chimici nocivi per l’ecosistema.
da: Repubblica.it, 29/1/2021