Lo scorso anno scrissi questo articolo che oggi rivedo completamente alla luce di quanto è accaduto nel 2020.
Gli ultimi anni sono stati e sono tuttora pieni di notizie allarmanti sul clima. Già nel 2018 il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), ci aveva detto che abbiamo una decina di anni per dimezzare le emissioni di carbonio ed evitare cambiamenti climatici catastrofici. Nonostante gli allarmi lanciati a più riprese, le emissioni di carbonio sono di nuovo nella direzione sbagliata, dopo alcuni anni di livellamento. Neanche la crisi globale determinata dal COVID-19 ha, se non invertito, almeno rallentato la tendenza. Inanelliamo record dopo record riguardo alla concentrazione di CO2 nell’atmosfera e alle temperature medie globali. A ottobre 2020 la concentrazione di CO2 media era di 411.29 ppm, mentre era di 408.54 ppm nello stesso mese del 2019.
Questo disgraziato 2020 poteva essere l'anno in cui avremmo potuto invertire veramente la tendenza con un nuovo approccio alla leadership climatica, motivato dalla preoccupazione per la salute, la giustizia e l'equità. E, cosa importante, avremmo potuto di smettere di pensare che le azioni volte a contrastare i cambiamenti climatici contrappongano il futuro al presente. Purtroppo, l’emergenza pandemica ci ha, per così dire, “distratto” dalle emergenze ambientali. Con questo voglio ribadire che adesso non abbiamo altra soluzione se non concentrare gli sforzi globali nel combattere la pandemia. È un problema di tutti che si riflette su tutto. Ma è un problema contingente che richiede azioni immediate e la collaborazione di tutti.
Se si guarda però a ciò che è successo nel mondo nel passato, vediamo che sia dal punto di vista dell’inquinamento ambientale, del riscaldamento globale e delle perdita di biodiversità (fenomeni peraltro tra loro collegati, per cui intervenendo su ognuno di essi si avrebbero effetti la cui magnitudo sarebbe molto elevata) il mondo ha subito perdite di vite umane e perdite economiche ben più superiori a quelle che attualmente sta determinando la pandemia.
Dovremo vedere il cambiamento in modo razionale e non emozionale, anche se non sarà facile convincere i cittadini ad accettare il sacrificio finanziario reale adesso e un cambiamento delle abitudini personali per ottenere un beneficio diffuso in futuro (Homo homini lupus, come affermava Thomas Hobbes in una frase diventata poi indicativa del nostro comportamento egoista).
Ma questa prospettiva non colma da sola il pericolo reale e presente di un clima che cambia per la nostra salute, per la nostra economia e per la nostra sicurezza personale. E manca dei benefici che l'azione per il clima può portare nelle nostre città in questo momento.
Il 2020 poteva essere l'anno “fulcro” riguardo al clima; l’anno in cui ci avremmo dovuto mobilitarci intorno ai pericoli immediati e futuri di un mondo in via di riscaldamento e capire veramente i benefici reali delle azioni per limitare l'inquinamento climatico.
Quando le aree urbane sono più verdi, la salute fisica e mentale migliora, l'inquinamento atmosferico si riduce, i rischi di alluvioni diminuiscono e si ha un risparmio energetico, sia per il riscaldamento che per il condizionamento. Uno studio del 2005 sulla piantagione di alberi urbani rivelò che il valore di questi benefici aggiuntivi variava da $ 31 a $ 89 per dollaro speso per piantare alberi. Tante altre ricerche hanno dimostrato che una “svolta verde” non solo sarà economicamente sostenibile, ma porterà un livello di benessere maggiore per tutti. Si chiama equità sociale.