Il concetto di sostenibilità risale agli anni settanta del secolo scorso quando il MIT di Boston condusse uno studio relativo ai fattori critici che avrebbero condizionato l’evoluzione della società, dal titolo ”I limiti dello sviluppo”(1972). La prima definizione universalmente accettata di sviluppo sostenibile è del 1987, fornita dalla Commissione Bruntland (Commissione per l’Ambiente e lo Sviluppo dell’ONU), che recita: “Sviluppo sostenibile è quello sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. Recentemente le Nazioni Unite hanno ridefinito lo sviluppo sostenibile nell’antropocene come: “ Sviluppo che incontra le necessità dal presente mentre salvaguarda il sistema di supporto della vita sulla terra, dal quale dipende il benessere della generazione presente e delle future”. La definizione di sviluppo sostenibile testè indicata è il risultato dell’interazione tra aspetti sociali, economici e ambientali. Sono 6 i grandi obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) da raggiungersi entro il 2030, e precisamente:
• Supportare il benessere e l’occupazione
• Perseguire la sicurezza alimentare (nel senso di disponibilità di cibo per tutti) in modo sostenibile
• Perseguire la sicurezza idrica (nel senso di accesso all’acqua per tutti) in modo sostenibile
• Utilizzare fonti energetiche pulite a livello globale
• Favorire ecosistemi salubri e produttivi
• Favorire la governance di società sostenibili
Questi elementi in pratica coniugano le necessità della società con quelle del nostro pianeta; si tratta di azioni dettate dalla coscienza della comunità internazionale di porre argine ai mali del pianeta e dei suoi abitanti. Questi obiettivi sono propri anche della sfera religiosa, basti pensare alla recente enciclica “Laudato Si’ “ (2015) di Papa Francesco che inserisce però la tematica in una più ampia prospettiva di cambiamento delle strutture economiche vigenti, di cui si è discusso anche nel recente evento “The Economy of Francesco” (19-21 novembre u.s.).
Quindi tutte le attività umane potrebbero trarre vantaggio dall’approccio sostenibile che, declinato a livello di singola impresa, dovrebbe consentire uno sviluppo armonico della componente economica, ambientale e sociale. L’obiettivo comunque è che, pur partendo dal particolare, si arrivi a un territorio sostenibile sempre più ampio, e che il concetto di sostenibilità possa in futuro diventare un prerequisito di qualsiasi attività produttiva.
Venendo all’ambito vitivinicolo il crescente interesse (da parte dei produttori e dei consumatori) di vini derivanti da un processo produttivo rispettoso dell’ambiente e delle persone può rappresentare un elemento fondamentale per permettere all’azienda di essere sostenibile anche economicamente, cioè di fare reddito, scaricando eventuali costi aggiuntivi sul prezzo finale della bottiglia; ovviamente il vino deve essere organoletticamente gradevole, incontrando i gusti dei consumatori.
Ma come mettere in pratica una produzione viti-vinicola sostenibile? L’attività agricola (compresa quella vitivinicola) tradizionale prevede un approccio che privilegia l’aspetto economico, e cioè la massimizzazione del reddito dell’impresa. Si tratta di un obiettivo del tutto legittimo dove però l’attenzione agli effetti collaterali (ad esempio sull’ambiente) si limita al semplice rispetto della normativa vigente. Ma si può fare di più, andando oltre (in senso positivo) le leggi in materia. Questo “di più” consiste nel fare certamente ancora reddito, ma anche nel ridurre gli input, nel preoccuparsi della biodiversità, nel curare i rapporti con le maestranze, nel favorire un rapporto positivo col mondo extra-agricolo, come indicato dall’OIV (2004). Un grosso problema da affrontare è la riconoscibilità di tali vini da parte dei consumatori e per accrescerla è cruciale l’informazione e l’educazione delle persone. Dall’altra parte è fondamentale anche la formazione continua delle maestranze agricole, affinché i loro interventi in vigneto e cantina diventino sempre più sostenibili.
L’iniziativa di armonizzare i diversi programmi di sostenibilità presenti in Italia (di cui i principali sono VIVA, EQUALITAS, SQNPI) ha raggiunto il traguardo e sarà attiva dal 2021, secondo anche quanto dichiarato recentemente dalla Ministra Bellanova (sabato 21 novembre u.s.) all’evento virtuale Wine2Wine.
Concludendo, il processo virtuoso della sostenibilità può essere di aiuto alla società nel suo complesso consentendo ovunque una viticoltura redditizia, in particolare in zone di montagna dove il territorio sarà anche presidiato contro rischi idrogeologici, e permettendo di gustare la bellezza di un paesaggio viticolo.
La strada è ormai tracciata e l’obiettivo finale è di far diventare la sostenibilità un prerequisito nella produzione del vino. Affinché questo avvenga ci vuole l’impegno di tutti gli attori della filiera, ed anche l’azione dei consumatori, per fare in modo che il sorseggiare un calice di vino sostenibile non rappresenti solo uno stile di vita ed un fatto culturale, ma anche un gesto che va a rafforzare azioni di rispetto e tutela della nostra casa comune e di chi la abita.