Questo è ciò che emerge da una ricerca pubblicata lo scorso anno su Scientific Reports. Forse sembrerà banale questa affermazione, ma la ricerca ha bisogno di prove sperimentali ripetibili e non può basarsi sulla semplice percezione personale ed è sciocco dire: “ah beh, hanno scoperto l’acqua calda” oppure “io l’ho sempre saputo”. La ricerca mira a estendere e approfondire le conoscenze in modo sistematico, svolta con intendimenti e metodi scientifici, anche quando non si applica alle “Scienze propriamente dette”. Per cui anche la “scoperta dell’acqua calda” ha una sua spiegazione scientifica: grazie alla ricerca di qualche secolo fa, sappiamo che l’acqua si scalda perché, se posta a diretto contatto con una fiamma, agitandola, esponendola ai raggi del sole oppure facendoci passare la corrente, aumenta il movimento delle molecole che la compongono che si spostano e cominciano a scorrere le une sulle altre e determinano il riscaldamento.
Un numero crescente di prove epidemiologiche indica che una maggiore esposizione o il contatto con ambienti naturali (come parchi, boschi e spiagge) è associata a un miglior stato di salute e un maggior benessere, almeno tra le popolazioni urbanizzate e ad alto reddito. Pur se la quantità e la qualità delle prove può essere variabile, vivere in aree urbane con una dotazione elevata di aree verdi è quasi sempre associato a minori probabilità di malattie cardiovascolari, obesità, diabete, ospedalizzazione per asma, disagio mentale e, in ultima analisi, mortalità tra gli adulti e minori rischi di obesità e miopia nei bambini.
Tuttavia, la quantità di spazio verde nel proprio quartiere (ad esempio, la percentuale di verde in un raggio di 1 km dalla casa), o la distanza della propria casa dallo spazio verde o dal parco più vicino accessibile pubblicamente è solo un modo per valutare il livello di esposizione alla natura. Un'alternativa è misurare la quantità di tempo che le persone effettivamente trascorrono all'aperto in ambienti naturali, a volte denominata esposizione "diretta”. Entrambi gli approcci sono potenzialmente informativi e si completano l’un l’altro.
La vicinanza della propria abitazione ad aree naturali o ad aree verdi può essere correlata a fattori di promozione della salute come il ridotto inquinamento atmosferico e acustico (sebbene le relazioni siano complesse); e può anche fornire un'esposizione "indiretta" tramite la visione di ambienti “verdi” da casa. La vicinanza residenziale è generalmente correlata positivamente anche all'esposizione "diretta"; cioè le persone nei quartieri con più spazi verdi generalmente dichiarano di visitarli più spesso rispetto alle persone per le quali questo accesso non è diretto.
Tuttavia, molte visite naturalistiche possono svolgersi al di fuori del quartiere di residenza. Inoltre, tali visite possono compensare la mancanza di natura nel quartiere. In altre parole, l'esposizione diretta, o più specificamente nel contesto attuale, il tempo ricreativo trascorso in ambienti naturali alla settimana, non può essere dedotto con precisione dallo spazio verde del vicinato vicino alla casa, anche se, chiaramente possiamo trarne indicazioni per la pianificazione delle future aree urbane.
Lo studio in questione, utilizzando i dati di un campione rappresentativo della popolazione adulta dell'Inghilterra, ha mirato a comprendere meglio le relazioni tra il tempo trascorso in natura in una settimana e lo stato di salute e il benessere dichiarati dai vari individui che hanno partecipato al test.
È importante la quantificazione di queste relazioni "esposizione-risposta" poiché può contribuire al processo politico, ad esempio fornendo prove documentate su cui basare le raccomandazioni riguardanti la quantità di tempo necessaria da trascorrere in natura ogni settimana per promuovere risultati positivi in termini di salute e benessere.
Comunque, i risultati di questa ricerca, come peraltro sottolineato dagli stessi Autori, dicono poco sulla "qualità" dell'esposizione alla natura. La ricerca che considera la qualità dell'ambiente naturale in termini di ricchezza di specie vegetali e/o animali suggerisce che le esperienze possono, ad esempio, essere migliori in contesti con maggiore biodiversità.
Il contatto con la natura è infatti più di una semplice esperienza multisensoriale complessa. I vari livelli di storie e significati personali, di pratiche culturali di lunga data e un senso del luogo diverso giocano un ruolo nei benefici realizzati, fattori che possono spiegare le differenze, ad esempio, fra individui appartenenti a fasce sociali, etnie ed estrazione politica diversa. Variabili che richiederanno maggiore considerazione nella ricerca futura.
Per concludere, sebbene questa ricerca suggerisca che spendere più di 120 minuti a settimana in natura possa essere una "soglia" importante per la salute e il benessere in un'ampia fascia della popolazione adulta, riteniamo che una coorte più prospettica e studi sperimentali più dettagliati siano necessari prima di poter trarre conclusioni chiare.
Articolo completo: https://www.nature.com/articles/s41598-019-44097-3