Dal punto di vista fitopatologico l’olivo risulta interessato da una significativa e complessa varietà di specie dannose. Un’analisi recente (J. Del Morale De La Vega; J. Del Moral Martinez, 2018) descrive più 345 artropodi e microrganismi interessanti la coltura.
Negli ultimi anni, nei diversi areali olivicoli italiani, sono sempre più numerose le segnalazioni di diffusi ingiallimenti fogliari, spesso non riconducibili ad agenti patogeni. Di seguito si analizzano le possibili cause, evidenziando, in molti casi, l’origine abiotica del fenomeno.
La maggior parte delle foglie dell’olivo, anche potendo raggiungere i tre anni di vita, cade maggiormente a partire da giugno-luglio del secondo anno; si osserva un cambiamento di struttura e una diminuzione della concentrazione di clorofilla e degli altri pigmenti. Le foglie divengono interamente gialle qualche giorno prima del loro distacco.
Stress idrotermici (freddo, caldo, siccità) e/o attacchi parassitari e fungini possono indurre una senescenza prematura delle foglie.
Dal punto di vista entomologico risultano degni di segnalazione alcuni ingiallimenti conseguenti ad infestazioni della generazione fillofaga della tignola. Le giovani larve, durante la loro attività trofica, possono incidere e lacerare le nervature fogliari procurando ingiallimenti e filloptosi.
Più diffuse, ma anche più facilmente identificabili e discriminabili dal punto di vista sintomatologico, le infezioni fungine fogliari, in particolare quelle dovute a cicloconio, cercosporiosi, antracnosi, Verticillium spp., fumaggini, ecc.
Nel caso della cercosporiosi ( Mycocentrospora cladosporioides), le infezioni interessano le foglie mature o vecchie dei rami più bassi della chioma, ma anche quelle più giovani di 4-5 mesi. Sulla pagina superiore delle foglie si evidenziano aree clorotiche, poi giallastre, che successivamente imbruniscono e necrotizzano; le aree clorotiche, spesso, si presentano perifericamente di un verde più intenso rispetto al resto della foglia.
Sulla pagina inferiore compaiono macchie irregolari di colore grigio-plumbea (fuligginoso-nerastre) che possono interessare anche l’intera superficie fogliare
Alcune alterazioni di origine micotica (es. Phlyctaema vagabunda, Neofusicoccum, Botryosphaeria spp., Phoma spp.) e/o batterica (es. Pseudomonas savastanoi) possono interessare anche i giovani rametti con conseguenti “cancretti” ed ingiallimenti fogliari per interruzione dei normali flussi floematici; simili alterazioni corticali possono originarsi anche a seguito di lesioni traumatiche da attrezzature per la raccolta.
Fra gli altri ingiallimenti riconducibili a miceti si possono altresì indicare quelli conseguenti ad attacchi di marciumi radicali e/o al colletto (Armillaria, Rosellinia, Thielaviopsis, Macrophomina, ecc.).
Di recente, in Puglia, sono stati segnalati ingiallimenti da Arthrinium marii, patogeno normalmente presente su alghe verdi. Le malattie virali e fitoplasmatiche possono procurare ingiallimenti fogliari, in genere con una sintomatologia abbastanza caratteristica; ai giallumi fogliari di natura virale risultano associati diversi virus: OVYaV, OLYaV, OYMDaV, ecc.
In particolari situazioni pedologiche e colturali si possono avere ingiallimenti fogliari, anche abbastanza marcati, riconducibili a deficienze nutrizionali (es. azoto, calcio, boro).
Alcuni ingiallimenti sono da ritenersi fisiologici e dovuti ad insufficiente accumulo di sostanze di riserva nei rametti nelle stagioni precedenti o nell’anno in corso (scarso allungamento dei germogli per carenze idrico/minerali e/o eccesso di produzione).
La mancanza di acqua, associata a concimazioni e/o carenza di sostanze organica nei terreni, fa si che la pianta si trovi in “deficit” di sostanze utili per il regolare processo fotosintetico, con conseguente caduta precoce delle foglie. In genere, questi ingiallimenti compaiono a fine inverno o ad inizio primavera.