La filiera bovina da carne è considerata tra quelle a maggiore impatto nel panorama della sostenibilità ambientale. Le accuse di produrre i massimi impatti in termini di gas climalteranti e di consumo di acqua spinge i media a raccomandare la forte riduzione del consumo, o addirittura, la sostituzione di queste carni. L’adunanza dell’Accademia dei Georgofili dedicata a questo delicato tema ha voluto riportare il dibattito nella giusta sede scientifica e tecnologica, mettendo in luce quanto oggi conosciamo sui reali impatti delle filiere bovine da carne italiane sull’ambiente, evidenziare le buone prassi di allevamento già in essere mirate al miglioramento della sostenibilità e indicare gli sviluppi futuri che la ricerca in atto fa intravedere.
Il primo degli argomenti trattati, quello della metrica della sostenibilità, cioè cosa si misura e come si misura, ha consentito di illustrare i principali sistemi di valutazione dell’impatto ambientale della produzione di carne, con riferimento alle normative e agli standard internazionali. Sono emerse le principali criticità legate all’applicazione di tali sistemi e la necessità di una maggiore uniformità nell’applicazione degli standard, onde evitare l’estrema variabilità delle stime ad oggi disponibili relativamente all’impronta di carbonio degli allevamenti. In tal senso, l’applicazione di metodologie che consentano di ponderare adeguatamente il ruolo attivo degli allevamenti nell’assorbimento del carbonio e il peso relativo delle diverse fonti di carbonio in funzione della durata della loro emivita nell’atmosfera, rappresenterebbe un sicuro passo in avanti verso una maggiore uniformità di valutazione.
Successivamente, la giornata ha messo in evidenza la necessità di un’informazione corretta e il recupero della fiducia nella scienza, al fine di evitare il diffondersi delle cosiddette “fake news” e per consentire anche un più sereno approccio alle scelte alimentari del consumatore. Attraverso esempi specifici, sono state messe in evidenze le principali asimmetrie informative che si sono generate nel tempo, riguardo il reale ruolo della produzione e del consumo della carne bovina in relazione all’impatto ambientale.
Più di una relazione ha messo in evidenza l’importanza dell’applicazione delle attuali conoscenze scientifiche nella mitigazione dell’impatto ambientale degli allevamenti bovini da carne, con particolare riferimento alla zootecnia di precisione, alla formulazione di diete equilibrate per gli animali e all’ottimizzazione dell’impiego dei nutrienti. È bene tuttavia ricordare, che in più di un’occasione i relatori hanno voluto sottolineare l’importanza di mantenere un equilibrio tra le necessità di mitigare gli impatti con quella di continuare a garantire un’adeguata sicurezza alimentare a livello planetario. In tal senso, l’efficienza della produzione di carne rappresenta sicuramente una sfida importante da risolvere, in quanto anche ad essa è legato il concetto di sostenibilità ambientale. A tale proposito, è stato ricordata la necessità di rivedere il concetto di efficienza delle produzioni dei ruminanti, tenendo in considerazione il fatto che una quota rilevante della dieta dei bovini da carne è costituita da alimenti non in competizione con l’uomo, perché provenienti da sottoprodotti dell’industria agro-alimentare o perché foraggi ottenuti da aree agricole non altrimenti utilizzabili per l’uomo (ad esempio le praterie e le aree interne marginali). Questo concetto è stato ribadito anche dalla testimonianza diretta di una figura molto rappresentativa della filiera di produzione della carne bovina.
Infine, l’ultima relazione ha evidenziato l’importanza di ammodernare i sistemi di allevamento del bovino da carne sia nella fase di produzione del ristallo sia nella fase di allevamento ed ingrasso, alla luce delle evidenze sperimentali che individuano i sistemi misti animali-colture-alberi, nella loro specifica accezione di agroforestry, come un’adeguata soluzione alla riduzione dell’impatto ambientale degli allevamenti. In particolare, tali sistemi sembrano essere il giusto compromesso tra le esigenze di intensificazione sostenibile, che nascono dal costante incremento numerico della popolazione mondiale, con quelle di garantire un approccio agroecologico ai sistemi di produzione. Quanto tali sistemi potranno affermarsi anche nei paesi occidentali, dopo che sono stati largamente applicati nelle aree tropicali e sub-tropicali, sarà una delle sfide della ricerca per i prossimi anni.
* L’articolo è una sintesi dell’Adunanza del 7 luglio 2020