L’introduzione, in Europa, di una delle prime specie aliene sud-americane, sembra sia avvenuta subito dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Si tratta del dittero Hermetia illucens, rinvenuto nel sarcofago di Isabella d’Aragona (morta nel 1524), e segnalato in Italia nel 1956, per i danni arrecati a materiale organico conservato. Le larve sarco-saprofaghe, dell’ormai cosmopolita Stratiomyidae, che a maturità misurano circa 25 mm, hanno il tegumento sclerotizzato, il capo sviluppato e sono prive di zampe. Numerosi individui si rinvengono, frequentemente, in substrati organici in decomposizione, sia di natura vegetale, che animale, nel letame, nei liquami e nei cadaveri di vertebrati. Sono considerate utili poiché avviano la decomposizione della sostanza organica e, in relazione al rapido sviluppo e alla voracità, sono state saggiate in prove di smaltimento dei rifiuti organici di allevamenti zootecnici, dei reflui dell’industria agroalimentare e dei rifiuti organici urbani, nonché in impianti di compostaggio nei quali, le larve riducono il volume delle masse con benefici di natura economica e ambientale. In medicina legale, la specie è utilizzata per la misura cronologica dello stato di decomposizione dei cadaveri, al fine di stimare il momento della morte e ricavare informazioni sul luogo e sulle circostanze del decesso. In relazione all’elevato contenuto proteico (42% s.s.) ridotte in farina trovano impiego nell’alimentazione animale. Nell’ambito di un progetto dimostrativo, in America, è stata esplorata l’interessante possibilità di utilizzo anche delle pupe, che si formano all’interno dell’esuvia dell’ultimo stadio larvale, estraendo dalle riserve lipidiche, un olio additivo per biodisel.
Gli adulti hanno il corpo lungo 15-20 mm, di colore fondamentalmente nero, con riflessi metallici dal verde al blu sul torace; nell’addome, la cui estremità è spesso rossastra, sono presenti aree traslucide dalle quali Linneo ha tratto spunto nell’assegnare il nome specifico. Il capo è largo con occhi composti ben sviluppati. Sono buoni volatori e spesso si osservano anche sui fiori; le femmine raggiungono i substrati organici solo per deporre circa 900 uova di colore giallastro, lunghe circa 1 mm. La loro schiusa, al pari dello sviluppo larvale, avviene più rapidamente in ambienti nei quali la temperatura oscilla fra 25 e 30°C e l’umidità relativa è intorno al 70%. Grazie all’ubiquitaria presenza di adulti, in un contenitore di compostaggio domestico, a circa 700 m s.l.m.m., sulle pendici dell’Etna, è stato sufficiente aprire il coperchio ed esporre il contenuto, per tre giorni, per ottenere l’ovideposizione e la colonizzazione spontanea del substrato. In commercio sono disponibili sistemi “pre-made”, che consentono di programmare e gestire il processo di colonizzazione e decomposizione dei rifiuti solidi organici. Un interessante tentativo di impiego della Mosca soldato nera, per il controllo biologico delle numerose altre specie di mosche, presenti negli allevamenti, è consistito nel rilascio di uova di H. illucens nelle letamaie dove, le aggressive larve, sgusciate dopo pochi giorni, sono entrate in competizione e hanno allontanato quelle di Musca domestica e di altre specie autoctone sarco-saprofaghe, inibendone lo sviluppo con la produzione di feromoni repellenti. Nei nostri ambienti non sono noti parassitoidi della specie che, allo stadio di larva e di pupa, è resistente a vari insetticidi e agenti chimici