Molti generi di graminacee e leguminose da granella e foraggiere, usate come alimenti per l’uomo e gli animali domestici, presentano sia specie con abito annuale che specie con abito perenne, spesso geneticamente affini, tali da permettere incroci interspecifici fertili. In molte specie la base genetica che controlla l’abito annuale o perenne deve avere un controllo genetico abbastanza semplice e le caratteristiche ambientali possono essere importanti per l’affermarsi della annualità o della pluriannualità di una specie. Ciò è confermato anche dal fatto che in diverse specie coesistono biotipi annuali e biotipi perenni.
Le specie annuali necessitano specifiche tecnologie di coltivazione legate alle rotazioni, mentre le specie perenni sono coltivate per molti anni con tecnologie di coltivazione e caratteristiche di produzione omogenee per tutto il periodo. Una specie annuale richiede ogni anno la lavorazione del terreno per preparare il letto di semina per la successiva; richiede ogni anno la semina, la fertilizzazione, il controllo dei parassiti specifici e delle malerbe, eventualmente l’irrigazione, quindi la raccolta del prodotto, che può richiedere attrezzature, modalità e tempi diversi da specie a specie. L’utilizzazione dei fertilizzanti forniti alla coltura annuale è limitata al periodo vitale, per cui, dopo la morte della pianta, una parte degli elementi utili può essere perduta, ma può avere effetti di eutrofizzazione dell’ambiente. Una specie perenne ha invece un apparato radicale sempre vivo ed anche se poco attivo durante la stasi vegetativa, può utilizzare al meglio i fertilizzanti e contribuire a contrastare l’erosione superficiale. Tuttavia, per quanto riguarda i parassiti, una specie perenne deve avere caratteristiche di resistenza più spiccate e durature, persistendo nel medesimo ambiente per più anni.
Lo sviluppo delle tecnologie agrarie, durato molti millenni, è oggi basato sull’uso di specie domesticate tutte annuali: graminacee (frumenti, riso, mais, orzo, avena, segale, triticale, sorgo, migli, teff ecc.) leguminose (fagiolo, soia, pisello, lupini, cece, arachide, lenticchia, fava, cicerchia, ecc.); oleifere (brassiche, senape, girasole, cartamo, sesamo ecc.); specie da fibra (cotone, lino, canapa, kenaf ecc.).
Recentemente sono apparsi contributi su varie riviste tecniche riguardanti la possibilità e le prospettive di sviluppare biotipi perenni dei cereali più importanti, in genere basati su ibridazioni con specie affini selvatiche, donatrici del carattere di crescita perenne. Lo stesso obiettivo potrebbe essere attuato per molte specie di maggior importanza per l’uomo.
Con le tecnologie molecolari, oggi in spettacolare progresso, potrebbero essere identificati i geni che controllano l’abito perenne in specie affini e trasferiti nelle specie domesticate, con risultati rapidi, mirati e certo innocui.
Tale nuovo e rivoluzionario indirizzo programmatico ha avuto un recente riscontro su "Science" (vol. 328: 28/6/2010, pp.1638-1639) da parte di ben 29 Coautori! Tale pubblicazione ha suscitato molte reazioni, sia positive che più o meno critiche, per le varie implicazioni connesse. Nei cereali più importanti, come nel sorgo, segale, riso, orzo e nei frumenti, le prospettive di tale realizzazione sembrano migliori, ma certo molto dipende dalla possibilità di ottenere specifici finanziamenti, pubblici e privati. Tuttavia, date le oggettive difficoltà, si prevedono vari anni di ricerche per ottenere risultati applicabili su larga scala. Certo, lo sviluppo di biotipi perenni potrebbe rappresentare un notevole progresso per la produzione alimentare e per la diminuzione dei costi di produzione di importanti derrate, specie per coltivazioni da effettuare in ambienti difficili e con minore impatto sull’ecosistema.