Le api mellifere sono state considerate un importante esempio di perfetta struttura sociale e di buon governo. Esiodo nel libro Teogonia, del 700 a.C., paragonò le api operaie agli uomini che nutrono le donne, quest’ultime paragonate agli sfaticati fuchi, che “restando dentro gli ombrosi alveari | l'altrui fatica nel loro ventre raccolgono”. Aristotele distingueva le api in tre classi: i re, le api e i fuchi; egli riteneva che i re governavano i soldati i quali difendevano l’alveare, mentre ai fuchi, non riconosceva alcuna funzione. Il filosofo aveva osservato che non si vede mai nascere un ape in un alveare dove manca il re; ma possono nascere solo dei fuchi, evocando così la partenogenesi arenotoca; inoltre osservò che le api bottinatrici non volano dal fiore di una specie a quello di un'altra ma visitano sempre i fiori di una sola essenza, prima di tornare all'alveare.
Fra Girolamo Savonarola, politico e predicatore, vissuto fra‘400 e ‘500, nel "Trattato del Reggimento degli Stati", indicò le api come modello di obbedienza, poiché non sono facili a macchinare contro il Principe, anzi lo seguono come fanno le Api con il suo Re; inoltre egli sosteneva che il mondo è governato da uno che è Dio, e tutte le cose naturali sono governate per uno, come le api per un Re.
L’organizzazione delle colonie di Api mellifere, secondo il Savonarola, era un modello per governare quei popoli di natura servile, che mancano di ingegno, nonché le api, che non hanno sangue, e che, pertanto, hanno bisogno di seguire il loro Re.
Aristotele, non ammetteva nemmeno la remota possibilità che una femmina fosse al comando di una società perfetta come quella dell’alveare, e pertanto, se il frate politico, che credeva ciecamente nelle teorie del filosofo greco, avesse scoperto che il Re era in realtà una Regina, forse avrebbe cambiato modello di governo.
Nel panorama politico italiano, l’acronimo ape è stato utilizzato, insieme all’immagine dell’insetto, dall’apparenza fumettistica, nel 2009, dagli Autonomisti per l’Europa - A.P.E.; nonché dalla formazione politica Alleanza popolare ecologista nel cui logo l’ape è raffigurata, con due sole ali. Sempre nel 2009 è nato il partito politico API Alleanza per l’Italia, che è stato ufficialmente sciolto nel 2016, e nel cui logo, del 2011, compaiono due api sempre con due sole ali.
Le immagini, e le foto, di Ditteri Sirfidi, che vengono spacciate per api, sia in libri che in riviste pseudoscientifiche di larga diffusione, nonché in numerosi siti on line di apicoltura, hanno sempre suscitato l’ilarità, e i non lusinghieri commenti, degli studenti dei corsi di apicoltura e di entomologia. I ditteri in questione, con due sole ali e privi di pungiglione, imitano le api con 4 ali e munite di ovopositore pungente, per ingannare i predatori. Quando nel 2013, per il logo dell’Albo Nazionale Allevatori di Api Italiane è stato proposto al Comitato Tecnico Scientifico, il disegno di un’ape con due sole ali, è stato suggerito di aggiungere le due ali posteriori, per evitare un marchiano errore.
Nel 2019 è stata costituita l’A.P.I., Associazione Politico-Culturale Progetto Isola denominata “PRESENTE”, nel cui logo una bionda Ape italiana è posta al centro della Sicilia, nel luogo d’origine della sottospecie Ape nera siciliana.
Dello stesso anno è la nascita del Movimento delle Api - Sicilianisti, il cui fondatore ha dichiarato che “…le api rappresentano parte della storia del popolo siciliano che parla di un popolo nato sui monti Sicani passando per Catania ed altri Paesi che era denominato proprio il popolo delle api secondo diverse narrazioni”. Aggiungendo “Noi ci definiamo come le Api nere, le tradizionali Api siciliane, siamo tradizionalisti nettamente indipendentisti ed autonomisti”, tuttavia, nel logo sono raffigurate 30 api, di diverse dimensioni, ma tutte con l’addome giallo, caratteristica assente nell’Ape nera siciliana.
Nel logo dell’altro movimento isolano: Unità Siciliana – Le Api, l’unica ape presente è raffigurata con due ali che, dalla posizione, potrebbero essere le posteriori.
La licenza politica che consente di spacciare mosche per api, considerata la breve vita dei movimenti che hanno adottato l’ape nei loro loghi, o negli acronimi, non sembra abbia portato fortuna al pari della coccinella apparsa nel 1998 nella convention di un’altra formazione politica dalle scarse fortune elettorali.