In Gran Bretagna si sta diffondendo in modo esponenziale una malattia virale che fa sì che le api mellifere soffrano di forti tremori, incapacità di volare e quindi morte entro una settimana.
Il virus della paralisi cronica delle api (CBPV) è stato registrato in Lincolnshire soltanto nel 2007. Un decennio dopo, è stato trovato in 39 delle 47 contee inglesi e in sei delle otto contee gallesi, secondo i dati raccolti dalle visite a oltre 24.000 apicoltori. Oltre ad avere difficoltà a volare, le
api afflitte sviluppano addomi lucenti e senza peli. Mucchi di individui morti si possono trovare all'esterno degli alveari e spesso intere colonie vengono spazzate via dalla malattia.
Un team di scienziati guidato dal professore Giles Budge della Newcastle University ha identificato dei focolai della patologia, con casi concentrati tra gli apiari gestiti da apicoltori professionisti più che da dilettanti.
Nello studio, pubblicato su Nature Communications, gli scienziati hanno usato i dati relativi all'importazione di 130.000 api mellifere da 25 paesi per dimostrare, per la prima volta, che la malattia ha quasi il doppio delle probabilità di manifestarsi negli apiari di proprietà degli apicoltori che importano api da miele. Gli apicoltori professionisti introducono api regine da miele per reintegrare i loro alveari a intervalli di pochi anni.
Un altro modo in cui l'apicoltura commerciale potrebbe contribuire alla diffusione della malattia è dato dal fatto che le colonie gestite tendono ad essere grandi e il virus sembra avere una trasmissione rapida negli alveari densamente popolati. Ma Budge ha affermato che non è chiaro se la malattia viene importata tramite le regine e che è "ingiusto" affermare che la malattia è causata dall'apicoltura industriale.
Questa malattia virale esiste da secoli – i suoi sintomi sono stati descritti per la prima volta da Aristotele – ma i ricercatori sono desiderosi di scoprire se un nuovo ceppo più virulento sia alla base della sua impennata globale. Negli Stati Uniti, la diffusione di CBPV era dello 0,7% nel 2010 ma ha raggiunto il 16% nel 2014. In Italia la diffusione è raddoppiata, passando dal 5% al 10% tra il 2009 e il 2010. In Cina, è passata dal 9% al 38%.
Da "The Guardian" in Agrapress, Rassegna della stampa estera n. 1337, 7/5/2020