Cinque regine scovate in Toscana. Avvistamenti in Piemonte, segnalazioni in Emilia, e poi i vari casi della Liguria, da sempre la regione più colpita dalla vespa killer. Più che tornata, la vespa velutina in Italia da oltre otto anni c'è sempre stata: soltanto che proprio ora, in primavera ed estate, fa danni e si moltiplica, conquistando nuovi territori e uccidendo altre api da miele. Adesso il tempo stringe nel tentativo di riuscire a fermarla e si cercano sempre più soluzioni per bloccare questa specie aliena.
Questo imenottero, anche noto come 'calabrone asiatico' o 'calabrone dalle zampe gialle', proveniente dal sud-est asiatico, è arrivato in Europa intorno al 2004 a causa di alcune importazioni e si è diffuso soprattutto in Francia, da dove poi è giunto in Liguria intorno al 2012.
La sua caratteristica più dannosa è che attacca e si nutre delle api e altri impollinatori, facendo strage di arnie e mettendo in crisi ecosistemi e settori come quello dell'apicoltura. Essendo una specie aliena e creando danni ingenti sia all'apicoltura italiana che europea, da tempo esistono diversi progetti come Life Stopvespa sostenuto dall'Ue o Stopvelutina, rete italiana che unisce enti di ricerca e apicoltori per cercare di fermare l'avanzata del calabrone asiatico.
"Purtroppo però - spiega l'entomologo Enzo Moretto, direttore di Esapolis, il più grande insettario espositivo italiano - l'avanzata della vespa velutina continuerà. Non è semplice fermare insetti di questo tipo ma credo che unendo sforzi e risorse, e non parlo solo di quelle ormai scarse di un settore apicoltura in grande difficoltà, possiamo ancora arginare la sua azione. Come? Per esempio utilizzando la tecnologia".
Ad oggi, per bloccare il diffondersi del calabrone asiatico, si usano varie trappole di cattura che servono per riuscire ad intercettare le regine. Uccidendo le regine infatti, si può mettere un freno alle colonie. In Toscana, nelle ultime settimane, soprattutto nella zona di Massa Carrara, sono state catturate cinque regine. A risultati del genere si arriva grazie a reti di monitoraggio e spesso a segnalazioni dei cittadini, che contribuiscono così a fermare l'avanzata del calabrone che usa le proteine contenute nei muscoli delle api per nutrire le larve e allevare nuove regine e nuove colonie. Spesso, il sistema delle operaie velutine, è quelle di posizionarsi in pattuglia fuori dagli alveari in volo statico per poi attaccare le api cariche di polline.
"Ma con la tecnologia possiamo individuare i nidi, perfino tracciare il volo di questi calabroni attraverso dei chip, che li appesantiscono: il volo rallenta e si può seguire il loro spostamento fino al nido. Se eliminiamo le colonie prima, non si riformeranno più o faranno fatica a farlo. Possiamo usare trappole, esche da portare nel nido o sistemi di localizzazione, delle sorti di radar per animali in volo. I metodi esistono, ma servono fondi. Con i dovuti investimenti possiamo pensare anche a come la ricerca scientifica sulla genetica potrebbe essere utile per combattere queste specie in futuro. Alcuni esperimenti sono già in atto sulle zanzare, ad esempio. E poi, come per tutte le specie, ci penserà la natura: tra virus e batteri riporterà equilibrio in futuro anche la presenza della velutina", spiega l'entomologo, raccontando che "questa specie si diffonderà ancora: è arrivata anche in Veneto, non si può sperare rimanga confinata".
da Repubblica.it, 4/5/2020