L'agrifood italiano è sempre più digitale, cresce del 22% e arriva a 450 milioni a fine 2019.
Sostenibilità economica e ambientale, consapevolezza ed efficienza sono i tre fattori chiave che guidano l'innovazione nelle filiere agroalimentari, dove accelerano i progetti sulla tracciabilità alimentare basati sul blockchain, come anche il ruolo delle startup. E' il quadro che emerge dalla ricerca dell'Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research and Innovation for Smart Enterprises) dell'Università degli Studi di Brescia.
Grazie alle soluzioni smart, il 36% degli agricoltori che le utilizzano hanno dichiarato di essere riusciti a semplificare la loro attività, mentre l'impiego di macchinari tecnologicamente avanzati favorisce un minor utilizzo di gasolio: in media -10 lt./ettaro, un risparmio di 6 euro/ettaro e circa 30 kg/ha CO2 in meno, a cui si aggiunge un calo tra il 10 e il 15% di fertilizzanti e antiparassitari. Bene anche l'introduzione nel 2019 della ricetta elettronica in allevamento che ha favorito una gestione più attenta del farmaco.
A farla da padrone sono le startup smart Agrifood che nel mondo sono 737 e valgono 13,5 miliardi di dollari. L'Europa copre il 31% (8% in valore) e si posiziona al secondo posto dietro il Nord America che detiene una quota del 39% e un valore del 37% del totale. Gli ambiti applicativi riguardano, nell'ordine, e-commerce (70%), agricoltura 4.0 (20%), qualità alimentare e zootecnia 4.0 (entrambe 4%), sostenibilità e tracciabilità (2% ognuna) e logistica (1%). E a proposito di tracciabilità alimentare, l'Osservatorio segnala che la maggioranza delle soluzioni riguardano il Blockchain (43%) che nel 2019 sono aumentate del 111% per un totale di 82 progetti internazionali, di cui l'11% italiani.
Da Ansa.it, 28/4/2020