Il nuovo studio “Early Holocene crop cultivation and landscape modification in Amazonia” pubblicato su Nature da un team internazionale di ricercatori dimostra che gli esseri umani hanno iniziato a coltivare manioca e zucche più di 10.000 anni fa nel sud-ovest dell’Amazzonia, 8.000 anni prima di quello che si fosse ipotizzato finora. La regione amazzonica è quindi uno dei centri pre-olocenici per l’addomesticamento delle piante nel mondo. Secondo i ricercatori, «Gli uomini hanno poi modificato il paesaggio creando migliaia di tumuli, le “isolotti forestali”».
Per molti anni, archeologi, geografi e biologi hanno sostenuto che il sud-ovest dell’Amazzonia fosse probabilmente il punto di partenza per l’addomesticamento delle piante, perché, da un punto di vista genetico, molte specie importanti come la manioca, la zucca , le arachidi e alcune specie di pepe e fagioli sono molto vicine alle piante selvatiche che crescono in questa regione. Secondo il principale autore dello studio, Umberto Lombardo del Geographischen Institut dell’Universität Bern, «Questo testimonia il fatto che gli abitanti del sud-ovest dell’Amazzonia coltivavano piante selvatiche per l’alimentazione. Fino al completamento del nostro studio, i ricercatori non avevano né scavato né scoperto siti archeologici nella regione in grado di documentare l’addomesticamento precolombiano di queste piante agricole che sono così importanti oggi in tutto il mondo».
Da alcuni anni, un team di ricerca guidato dall’università di Berna e del quale fanno parte scienziati britannici dell’università di Exeter, spagnoli dell’Universidad Pompeu Fabra e statunitensi della Pennsylvania State University era già stato in grado di dimostrare che le “isolotti forestali” che punteggiano il territorio dei Llanos de Moxos nell’Amazzonia boliviana sono stati creati dagli esseri umani. Sembrava che questi siti avessero più di 10.000 anni.
Lombardo sottolinea che «Sono stati valutati i dati archeologici e archeobotanici di oltre 30 isole forestali preoloceniche dei Llanos de Moxos. I ricercatori hanno analizzato un tipo di microfossile vegetale: i fitoliti. Questi sono particelle di silice che possono contenere informazioni su alcune piante a diversi livelli tassonomici. A volte questi residui organici ci dicono semplicemente a quale famiglia appartiene la pianta. In alcuni casi, tuttavia, in particolare sulle piante domestiche, consentono di definire la specie».
Una caratteristica importante dei fossili vegetali è che possono restare conservati nel suolo per decine di migliaia di anni. Nell’ambito dello studio, i fitoliti sono stati estratti da campioni prelevati nelle isole forestali e analizzati al microscopio. Lombardo spiega ancora: «Siamo stati in grado di dimostrare che in Amazzonia la manioca era già coltivata 10.350 anni fa, la zucca 10.250 anni fa e il mais 6.850 anni fa. Questi dati suggeriscono che i primi abitanti dei Llanos de Moxos coltivavano piante molto prima dell’Olocene e che il sud-ovest dell’Amazzonia era uno dei pochi centri pre-olocene per l’addomesticamento delle piante nel mondo. Il nostro studio dimostra che delle piccole comunità, che praticavano un’economia mista, ha iniziato a modellare il paesaggio amazzonico circa 8000 anni prima di quanto pensassimo. Il primissimo insediamento di uomini nella regione ha avuto un impatto imprevisto e considerevole sull’ambiente»
da Greenreport.it, 9/4/2020