Durante questi giorni di crisi, accanto a medici, infermieri e gli addetti alla sanità impegnati a salvare vite umane, ci sono altre categorie di persone che continuano a lavorare, anche rischiando il contagio. Pensiamo agli agricoltori, che forniscono un servizio essenziale. Dalla colazione alla cena, tutti i nostri pasti sono frutto del lavoro dell’agricoltore.
Va anche ricordato, in questo mondo in cui molti collegano il cibo soltanto ai supermercati o al ristorante, che l’agricoltura non è un’attività che si possa fermare, semplicemente abbassando la saracinesca. Le piante sono organismi viventi, esattamente come noi. Esse seguono la loro fisiologia, crescono, si ammalano, vanno irrigate, curate, indipendentemente da quanto succede nel mondo. Da una rivalutazione della professionalità dell’agricoltore, alla fine di questa lunga crisi, ci aspettiamo una forte valorizzazione dell’agricoltura.
Intendo dell’agricoltura vera, quella che sfama il mondo. La nostra Regione può vantare un’agricoltura che della sostenibilità ha sempre fatto la sua ragione d’essere, prima che questa diventasse di moda.
Ma è giunto il momento, da parte delle istituzioni di capire quanto l’agricoltura viva un momento di crisi e necessiti, accanto a uno snellimento della burocrazia, di investimenti forti, capaci di aiutare le aziende agricole a guardare al futuro, anche reindirizzando alcune produzioni, ad affrontare le continue emergenze fitosanitarie, a introdurre e rendere pervasiva quella rivoluzione digitale che potrà facilitare molti settori produttivi.
Senza dimenticare che un’agricoltura sana, capace di guardare al futuro, necessita di una solida ricerca, in grado di rispondere alle richieste dei produttori agricoli e di un’industria agroalimentare quanto mai forte nella nostra Regione, anche anticipandone i bisogni. Tutto ciò tenendo conto dei profondi cambiamenti che l’emergenza che stiamo vivendo produrrà anche nel settore agro-alimentare.
di MARIA LODOVICA GULLINO*
*Direttore Agroinnova, Università di Torino