Un team guidato da ricercatori dell'Instituto de la Grasa (IG) e del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) di Siviglia, ha dimostrato che durante il processo di fermentazione delle olive da tavola si sviluppano microrganismi ad alto potenziale probiotico, come il Lactobacillus pentosus LPG1, un batterio lattico che ha dimostrato di avere un elevato potere antinfiammatorio nei mammiferi.
La ricerca è stata recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista Probiotics and Antimicrobial Proteins.
Come risultato dei test, è stato confermato che L. pentosus LPG1 riesce a ridurre la permeabilità della barriera intestinale migliorandone l'integrità, con una diminuzione dei danni ai tessuti intestinali, una riduzione della perdita di peso rispetto agli organismi modello sui quali era stata indotta la colite cronica, così come la modulazione della risposta antinfiammatoria.
Questa constatazione apre la strada all'utilizzo dell'oliva da tavola come nuovo alimento funzionale e rafforza gli studi precedenti che hanno indicato l'alto potenziale probiotico che i batteri lattici degli alimenti vegetali potrebbero avere per migliorare la salute delle persone.
Lo studio apre la possibilità di utilizzare le olive come fonte di microrganismi probiotici di origine vegetale per le persone intolleranti al lattosio. L. pentosus LPG1 è infatti in grado di formare un biofilm sull'epidermide dell'oliva, arrivando in questa forma al consumatore finale.
La ricerca mostra anche che questo ceppo di batteri lattici ha anche notevoli capacità tecnologiche per effettuare la fermentazione acido-lattica delle olive da tavola, e può essere utilizzato come coltura di avviamento. Per tutti questi motivi, il microrganismo è stato protetto intellettualmente dal CSIC, e il suo sfruttamento è stato concesso in licenza a Oleica, uno spin-off, o società tecnologica, del CSIC e dell'Università di Cordoba, che si sta occupando del suo sviluppo e della commercializzazione nel settore della produzione.
da: Teatro Naturale, 31/3/2020