Giovedì 10 ottobre u.s. è stata inaugurata presso la sede dell’Accademia dei Georgofili un’esposizione a carattere storico-documentario su Cosimo Ridolfi e l’azione da questi svolta per condurre a “perfezione” l’agricoltura, ancora nutrita nell’800 di consuetudini e pratiche tramandate più che di scientificità e razionalità.
La mostra (ed il saggio storico che l’accompagna, pubblicato sul sito dell’Accademia) ha inteso evidenziare, pur nella limitatezza dello spazio espositivo, la grande produzione di saggi, memorie, lettere ed articoli di cui Ridolfi fu estensore nel corso della sua intensa vita di uomo di scienza, di politico, di fine ed acuto educatore.
Infatti, le sue memorie presenti ai Georgofili superano le 200 unità; oltre 800 sono quelle documentali costituenti il Carteggio, a cui devono aggiungersi le missive e gli scritti contenuti nel Fondo del Reciproco Insegnamento, donato all’Accademia dei Georgofili nel 1897 da Luigi e Niccolò Ridolfi figli di Cosimo, e dal nipote Ridolfo. Oltre 600 sono gli articoli con la sua firma presenti sul Giornale Agrario Toscano, evinti dall’indice del periodico redatto nel 1936 da Luigi Bottini; la media annua dei suoi scritti sulla rivista è attestata su 20 articoli raggiungendo nel 1864, quota 59.
I più vari gli argomenti trattati: dai miglioramenti agrari in generale, gli attrezzi e macchine agricole, l’allevamento, le colmate di monte, la Cassa di Risparmio (di cui Ridolfi fu propugnatore e fondatore), l’insegnamento con le esperienze di Meleto e dell’Istituto Agrario Pisano.
Il Giornale Agrario Toscano fu per Ridolfi una tribuna privilegiata che molto egli utilizzò in virtù del suo carattere divulgativo; se l’Accademia dei Georgofili fu il suo riferimento scientifico, il periodico di Vieusseux fu strumento per raggiungere un bacino di lettori più ampio e variegato sì da poter veicolare nelle campagne le innovazioni in campo agricolo, sperimentate e valutate razionalmente.
“Pensare e scrivere ed operare”, come recitato nell’elogio del 21 gennaio 1866, da Raffaello Lambruschini in commemorazione dell’amico e collega georgofilo, sintetizza lo spirito con il quale Ridolfi si era avvicinato alla realtà. Quello stesso spirito che gli aveva ispirato il suo progetto di scuola teorico- pratica di Meleto, da lui pensata come una struttura organica intorno agli trenta dell’800, realizzata nel 1834, condotta con rigore e lucidità per ben dieci anni e valutata attraverso una puntuale rendicontazione contabile-amministrativa.
Educatore nel senso più ampio del termine, Ridolfi non risparmiò né fatica né tempo, dedicandosi anche all’istruzione diretta dei “campagnoli” attraverso i cinquanta appuntamenti domenicali presso l’Accademia d’agricoltura empolese, presso la quale tenne le sue “lezioni orali d’agraria” permeate tutte dal concetto di “agricoltura miglioratrice”.
La mostra resta aperta fino a venerdì 8 novembre 2013, dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18, con ingresso libero.
FOTO: la statua di Cosimo Ridolfi in Piazza Santo Spirito, a Firenze (il cui calco in gesso si trova nella Sala del Consiglio dell'Accademia dei Georgofili)