Nel 2019 abbiamo perso miliardi di alberi in tutto il mondo, da quelli bruciati nei 10 milioni di ettari andati a fuoco in Australia a quelli devastati dalle fiamme in Amazzonia, California, oppure abbattuti per la deforestazione in Indonesia. Un anno dove, hanno certificato un gruppo di ricercatori su Nature, si è arrivati al punto di indicare l'Africa come "polmone verde" del mondo, dopo che le foreste pluviali dell'Amazzonia mostrano una capacità sempre minore di assorbire carbonio.
Eppure, nella Giornata Internazionale delle Foreste 2020 (21 marzo), dedicata alla biodiversità, possiamo anche trovare dati positivi: crescono ad esempio, anche grazie alla gestione degli enti conservatori, le foreste europee (aumentate del 43% negli ultimi quarant'anni) e quelle italiane. E crescono anche gli impegni per la conservazione, ricorda la Fao, che usando lo slogan "troppo preziose per perderle" rammenta come le foreste siano oggi l'habitat dell'80% della biodiversità terrestre e ospitino oltre 60mila specie, con un miliardo e mezzo di persone che dipendono direttamente da loro per cibo, riparo o produzione di energia. Da sole le foreste tropicali nonostante ricoprano appena il 10% della superficie terrestre sono la casa di due terzi della biodiversità mondiale.
Le foreste regolano il clima, assorbono circa il 25% di tutte le nostre emissioni di gas serra, ci aiutano nella difficile battaglia della crisi climatica assorbendo il carbonio. Sono davvero preziosissime e per questo, uno degli impegni a livello globale per cercare di preservarle, è oggi arginare gli effetti della grande produzione agricola di monocolture, spesso causa di deforestazione nei Paesi tropicali. Per fare ciò si promuovono così filiere sostenibili e trasparenti che contengono l'impegno di salvare la biodiversità. Oggi, in particolare, lo sforzo globale mira a ridurre l'impronta ambientale per i mercati di olio di palma, soia, manzo, cacao, caffè, gomma, polpa di legno e carta, tutti settori che sfruttano le foreste.
Se la battaglia per preservarle, dopo Brasile e Indonesia, adesso va in scena soprattutto in zone come Colombia, Costa d'Avorio, Ghana o Repubblica Democratica del Congo, paesi tropicali con un altissimo tasso di perdita delle foreste, in Europa, che ha una quota significativa della domanda globale di materie prime agroforestali, si sta invece puntando sempre di più sulla certificazione per cercare di gestire i polmoni verdi che ci forniscono legna e altri beni.
"Foreste e biodiversità – afferma Diego Florian, direttore di FSC Italia, ente certificatore - sono davvero preziosi per il nostro futuro e dobbiamo proteggerle. Come? Gestendo le foreste in modo sostenibile; ripristinando aree degradate o soggette a deforestazione, salvaguardando i servizi essenziali che riceviamo da alberi e boschi" spiega ricordando che in Italia le tre maggiori materie di importazione sono palma da olio (1,3 milioni di tonnellate all'anno), polpa di cellulosa (3,3 milioni) e soia (3,5 milioni).
Un altro ente certificatore, PEFC Italia, in occasione della Giornata Internazionale delle Foreste fa invece il punto sulla certificazione nello Stivale: i boschi e le foreste gestiti in maniera sostenibile e controllata sono aumentati del 7,6% con un totale di 881mila ettari certificati. I record di foreste controllate si contano in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
da: Repubblica.it, 20/3/2020