Quello di una vita da vivere sotto il livello del mare (o dell’acqua in generale) appare oggi, in conseguenza ai cambiamenti climatici, una necessità o un destino obbligato se è vero che Ipcc (Itergovenmental Panel on Climate Change) ha stimato che nel XX secolo il livello del mare sia cresciuto di 20 cm, che potrebbe aumentare nel XXI di 59 cm, che nel 2100 dovrebbe toccare il metro mentre sarebbero oltre 187milioni le persone che verrebbero sommerse nell’ipotesi catastrofi cadi un aumento addirittura di 2 mt (l’equivalente dell’attuale popolazione di Regno Unito, Germania e Spagna).
Stime che comunque gli stessi esperti dell’IPCC considerano al ribasso, visto che è impossibile stabilire quale potrebbe essere l’effetto di un rapido scioglimento dei ghiacci di Groenlandia e Antartide a causa dell’inquinamento atmosferico e dell’aumentata temperatura terrestre.
Quasi nessuno sembra dunque stupirsi all’idea di una vita sott’acqua, una vita che per ora resta una cosa da ricchi, anzi da molto ricchi: come il Poseidon Undersea Resort alle isole Fiji (FOTO), 12 mila euro per una settimana di soggiorno in una suite a 12 mt di profondità, appoggiata sulla barriera corallina.
L’innalzamento del mare, l’inquinamento, il sovraffollamento del pianeta spingono verso una visione più realistica delle metropoli marine: Per Amsterdam, ad esempio, ci ha pensato l’archistar Moshé Zwarts che ha puntato sulla collocazione under water di buona parte dei servizi urbani, dai garage agli shopping center.
Cfr: Corriere della Sera, 6/10/2013