Mai come adesso percepiamo come la salute e il benessere siano aspetti di vitale importanza e che, di conseguenza, la progettazione degli edifici dove vivremo in futuro, ma dove già trascorriamo il 90% della nostra giornata, dovrà essere incentrata sulle persone.
Nei prossimi 10 giorni (almeno) molti di noi dovranno rimanere nelle proprie abitazioni e coloro che lavoreranno potranno spostarsi solo da casa al luogo di lavoro e limitare al massimo le relazioni sociali. Ci mancherà il contatto con le persone e soprattutto dovremmo fare i conti anche con la Sick Building Syndrome (SBS) o sindrome da edificio malato. Chiaramente con la terminologia “edificio malato” non si intende l’edificio, ma le persone che vi risiedono.
Il trascorrere troppo tempo all’interno di ambienti costruiti può infatti determinare agli occupanti tutta una serie di fenomeni che appaiono legati al tempo passato in un edificio, ma senza che possano essere identificate cause specifiche o malattie. È una raccolta di fattori che possono influenzare negativamente sia la salute fisica, sia anche il nostro benessere psichico, perché il corpo umano è un sistema biologico interattivo e le due condizioni sono strettamente collegate.
Praticamente la SBS si manifesta attraverso una combinazione di sintomi correlati alla permanenza nell’edificio stesso quali: l’irritazione della pelle e delle mucose, il mal di testa, l’affaticamento psichico, la difficoltà di concentrazione. Caratteristico della Sick Building Syndrome è che la maggior parte dei sintomi svanisce o si attenua fortemente allontanandosi "dall’edificio malato".
A questo dovremmo contrapporre, nella progettazione degli edifici del futuro, il WELL Building STANDARD, cioè la certificazione che aiuta a prevenire queste problematiche.
Mentre i concetti di edifici intelligenti, “smart” e sostenibili hanno guadagnato una notevole attenzione negli ultimi decenni, vi è ora una crescente attenzione alla progettazione di edifici “sani” (healthy). Non c’è un'unica formula, poiché qualsiasi approccio alla progettazione di edifici relativi che abbia come obiettivi la salute e il benessere dipende da diversi fattori interagenti.
Cosa possiamo fare infatti per migliorare la qualità degli ambienti di edifici già costruiti anni fa, con standard completamente diversi?
A volte, il livello di inquinamento dell'aria all'interno può essere più di dieci volte superiore rispetto all'esterno e le concentrazioni di alcune sostanze nocive possono persino superare le norme consentite fino a 100 volte. Le concentrazioni di alcune sostanze chimiche cancerose negli ambienti interni possono essere comprese tra 5 e anche fino a 70 volte più elevate rispetto all'esterno, sebbene la concentrazione indoor di inquinanti sia inferiore rispetto a quella di certe aree industriali o di quella vicino a strade trafficate.
Anche in questo caso le piante possono aiutarci. Certo non gli alberi, ma tutte quelle piante che definiamo “da appartamento”.
La ricerca ci dice che le piante ornamentali hanno la capacità di assorbire inquinanti organici presenti nelle nostre stanze. Le dimensioni delle foglie, la struttura, lo spessore dello strato di cere, la pubescenza e la rugosità superficiale sono i fattori che possono influenzare l’assorbimento di inquinanti dall'aria interna.
Sono state testate circa 120 specie vegetali testate per il fitorisanamento di inquinanti dall'aria interna. Molte hanno la capacità di rimuovere formaldeide, biossido di azoto, ossido di carbonio, ozono, benzene, toluene, fumo di sigaretta e ammoniaca. Per esempio, il comune Chlorophytum usa la formaldeide come fonte di energia e carbonio per la biosintesi di nuove molecole.
Tuttavia, mentre la letteratura sulla riduzione dell’inquinamento da parte delle piante in aree urbane è molto ampia, molto probabilmente a causa del crescente impatto negativo sulla salute umana e sull'ambiente, mancano invece dati esaustivi sul ruolo delle piante nel fitorisanamento del particolato e di altri inquinanti come quelli suddetti presenti nell'aria interna.
Sappiamo comunque che fra le piante indicate come adatte per purificare l'aria ci sono Chlorophytum comosum (falangio, nastrino o clorofito), Epipremnum pinnatum (Pothos) o qualsiasi altra varietà, Spathyphylum (giglio di pace), Sansevieria trifasciata var. Laurentii (lingua di suocera), Hedera helix (Edera), Dypsis lutescens (Areca), Aloe barbadensis mill (Aloe Vera) Rhapis excels (Rhapis), Ficus benjamina e le sue varietà, ecc.