"Con il blocco delle frontiere è a rischio più di 1/4 del Made in Italy a tavola, che viene raccolto nelle campagne da mani straniere, con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall'estero", avverte la Coldiretti.
Con l'inizio delle campagne di lavorazione delle primizie, dagli asparagi alle fragole, "saranno disastrosi gli effetti della chiusura dei confini anche verso l'Europa dell'est da dove vengono la maggioranza dei braccianti agricoli". "
Pertanto, occorre subito una radicale semplificazione del voucher 'agricolo' che possa consentire da parte di studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell'emergenza coronavirus da alcuni paesi europei, dalla Romania alla Polonia fino alla Bulgaria", chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Secondo l'analisi della Coldiretti, la comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia è quella rumena con 107.591 occupati, davanti a marocchini con 35.013 e indiani con 34.043, che precedono albanesi (32.264), senegalesi (14.165), polacchi (13.134), tunisini (13.106), bulgari (11.261), macedoni (10.428) e pakistani (10.272). Sono molti i 'distretti agricoli' del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale, come nel caso della raccolta delle fragole e asparagi nel veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia fino agli allevamenti da latte e ai caseifici della Lombardia.
E’ un intervento reso ancora più urgente dai cambiamenti climatici con un inverno caldo e siccitoso che ha anticipato i cicli stagionali delle produzioni a partire dalla raccolta delle primizie e reso più pressante il bisogno di manodopera.
da: Notiziario Agrapress, 13/3/2020