Mai così tanti semi sono stati raccolti su una terra gelata e infertile. Eppure è proprio questo il record che si celebra alle isole Svalbard, ultimo presidio abitato a pochi passi dal Polo Nord: la Banca dei semi, realizzata nel 2008 in questo lembo di terra norvegese in pieno Oceano Artico, ha superato il milione di varietà presenti. Per l’esattezza un milione e 50 mila semi di varietà diverse, su un totale stimato di 2,4 milioni di colture stimate nel mondo.
Un punto di svolta, per un progetto nato con l’obiettivo di mettere al sicuro le specie vegetali che gli esseri umani utilizzano per cibarsi. E che ha rischiato di fallire quando nel 2017 l’ingresso del deposito sotterraneo scavato a Ny Alesund, ex cittadina mineraria poi riconvertita alla ricerca scientifica (anche il nostro Cnr ha una sua sede nel villaggio), si allagò per colpa di una estate così calda da far sciogliere il ghiaccio e la neve circostanti.
Il governo norvegese ha investito 20 milioni di euro nella ristrutturazione e nella impermeabilizzazione del caveau, costato all’origine 9 milioni di euro. "I semi preservati all’interno non hanno mai rischiato, ma adesso siamo sicuri che non ci saranno più infiltrazioni d’acqua", assicurano le autorità svedesi.
L’obiettivo è creare una banca completa di tutte le varietà commestibili appartenenti a 5 mila specie diverse. Per ogni varietà, dal farro selvatico israeliano alle patate del Perù, vengono depositati 500 semi che sono conservati a una temperatura di 18 gradi sotto zero. La temperatura esterna, per quanto ci si trovi al Circolo polare artico, non basta. Anzi, il riscaldamento globale sta rendendo le Svalbard più calde che in passato e dunque richiede che il deposito sotterraneo venga raffreddato artificialmente.
La speranza, comunque, è di salvare la storia agricola dell’umanità dai cambiamenti climatici, che compromettendo gli habitat possono distruggere intere specie vegetali. Ma anche dalle guerre: una delle banche dei semi più ricca era quella di Aleppo, distrutta durante il conflitto che ha devastato la Siria.
Non si è nemmeno a metà del cammino, ma con un milione di semi messi al sicuro, e da oggi anche al riparo dall’acqua, si può ben dire che il terreno per la conservazione delle piante alimentari sia stato preparato adeguatamente.
da Repubblica.it, 28/2/2020