Nell'anno del clima impazzito, degli incendi in Australia, dei 18 gradi in Antartide a febbraio, sembrano arrivare come una piaga biblica anche enormi sciami di locuste in Africa. Quasi quattro milioni di bambini che vivono in Kenya, Etiopia e Somalia - e stanno già soffrendo la fame - sono a rischio di ulteriori deprivazioni a causa dell'invasione delle locuste del deserto che sta colpendo il Corno d'Africa, devastando raccolti e vegetazione.
Lo dice l'Onu, che sottolinea come si tratti della peggiore invasione di cavallette degli ultimi 25 anni.
È una storia che apparentemente non ci dice nulla, ma che potrebbe invece avere conseguenze alle nostre latitudini per i flussi migratori che potrebbero generarsi come conseguenza dell'impoverimento di quelle aree.
Sciami grandi 2.400 chilometri, quasi il doppio della superficie della città di Roma, sono stati rilevati nel nord-est del Kenya. “Gli sciami sono davvero importanti - racconta al telefono da Nairobi Riccardo Bubbolini, agronomo del Cefa, Comitato europeo per la formazione agricola - parliamo di interi chilometri quadrati di insetti. Alcuni che abbiamo misurato erano di 60 chilometri di lunghezza e 14 di larghezza composti da 200 miliardi insetti in un solo sciame. Inizialmente il problema è stato gravissimo, il Kenya non vedeva questi tipi di sciami da circa 75 anni, attualmente si è ridotto leggermente il rischio perché si stanno muovendo verso l'Uganda e il Sud Sudan, anche grazie al fatto che il vento è cambiato”.
Questi sciami in un giorno possono mangiare la stessa quantità di cibo che consumerebbero 90 milioni di persone. Le conseguenze sono state inizialmente molto gravi perché questi insetti si posano ovunque e divorano tutto quello che è erbaceo, dagli steli d'erba fino alle foglie degli alberi e ovviamente le coltivazioni. Divorano tutto quello che è commestibile per gli uomini e anche per il bestiame.
Infatti il problema è doppio: è un problema sia per il settore agricolo che per il settore zootecnico. Molti osservatori e climatologi sottolineano il fatto che il 2019 è stato un anno molto caldo e umido, ben al di là dei valori normali, e questo ha fornito le condizioni ideali per il moltiplicarsi di questi insetti. Bubbolini non si sbilancia nell'individuare le cause nel cambiamento climatico. “Le cause sono molteplici - dice - non dimentichiamoci che questi fenomeni sono raccontati anche nella Bibbia. Di sicuro sappiamo che alla fine del 2018 ci sono state due tempeste tropicali che hanno investito la penisola arabica, una zona dove questi insetti prolificano, questo ha fatto sì che questi animali si siano moltiplicati in maniera esponenziale, poi è tornato il clima secco e gli sciami sono migranti in due direzioni. Una parte si è diretta verso il Pakistan, l'India e l'Iran. Un'altra migrazione ha interessato lo Yemen, dove l'allarme non è stato lanciato perché con la guerra avevano emergenze più stringenti. Poi dallo Yemen questo sciame si è spostato verso Somalia, Kenya e Etiopia”.
Ora ci sono 13 milioni di persone in una situazione di insicurezza alimentare acuta, ha spiegato il capo degli affari umanitari dell'Onu, Mark Lowcock. Con l'avanzare dell'invasione delle locuste verso pascoli e terre coltivate, le Nazioni Unite prevedono che le famiglie che vivono nelle zone rurali potrebbero quindi essere messe ancora più a dura prova dalla fame. Questo potrebbe costringere milioni di persone colpite ad abbandonare le loro terre per sopravvivere. E a quel punto la storia delle locuste si trasformerà in una storia a cui presteremo più attenzione, quella dei migranti che potrebbero riversarsi nel nostro continente.
da: Il Sole24Ore, 11/2/2020