Con qualche piccola modifica molecolare, lo zucchero può distruggere i virus in maniera sicura per l’organismo umano. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Science Advances da ricercatori dell’Università di Ginevra, dell’Università di Manchester e del Politecnico di Losanna, che sottolineano come questa strategia – che in laboratorio è risultata vincente contro l’Herpes simplex, l’epatite C, il dengue, l’HIV e lo Zika - potrebbe essere impiegata anche contro il coronavirus 2019-nCoV.
Un grande limite della lotta ai virus, fino ad oggi, era la maggiore o minore tossicità di tutte le sostanze realmente virucide, da quelle più drastiche come la candeggina a quelle di uso medico – ma soltanto esterno - come la tintura di iodio. Infatti i farmaci antivirali che si usano comunemente non sono dei veri virucidi, nel senso che non distruggono i virus, ma si limitano a contenerne la crescita. E questo è un problema perché il virus può rimanere dormiente, pronto a tornare aggressivo quando l’organismo risulta indebolito, oppure può mutare e diventare resistente ai farmaci che l’hanno domato.
La sfida dei ricercatori guidati da Caroline Tapparel Vu, docente di microbiologia all’Università di Ginevra, è stata proprio la produzione di un virucida che fosse al tempo stesso letale per i virus e non tossico per le cellule umane. A questo scopo in laboratorio si sono aggiunti dei composti dello zolfo a molecole derivate dal glucosio, le ciclodestrine. E' l’effetto combinato di queste due componenti ad essersi rivelato – per lo meno in vitro - micidiale per i virus: vengono attratti dalla superficie delle ciclodestrine, ma subito dopo il contatto sono distrutti – per la rottura del loro rivestimento protettivo – dai composti dello zolfo.
Il punto di forza di questa soluzione rispetto ai farmaci antivirali classici è la irreversibilità dell’azione antivirus. «Un altro vantaggio è che le ciclodestrine, molecole di cui si fa già ampio uso nell’industria alimentare, sono biocompatibili, non fanno scattare meccanismi di resistenza e non sono tossiche», spiega Samuel Jones, virologo dell’Università di Manchester coinvolto nello studio. Le ciclodestrine così modificate – è già stato registrato dal team di Caroline Tapparel Vu un brevetto e creata una spin-off per arrivare alla commercializzazione futura del prodotto – potrebbero essere somministrate come gel, come pomata o come spray nasale.
da: Repubblica.it, 7/2/2020