L'Università di Sassari ha analizzato la diversità batterica di 15 oli extravergini di oliva, ottenuti da diverse varietà italiane, tra cui Frantoio, Coratina, Bosana e Semidana.
Tutti gli isolati batterici sono stati genotipizzati con il metodo RAPD e REP-PCR e raggruppati mediante analisi a grappolo.
Il sequenziamento di 16S rDNA di 51 isolati, rappresentativi di 36 cluster, ha portato all'identificazione di Bacillus spp., Brevibacillus spp., Micrococcus spp., Staphylococcus spp., Pantoea spp., Kocuria spp., Lysinbacillus spp. e Lactobacillus spp., la maggior parte dei quali riportati per la prima volta negli oli di oliva.
La caratterizzazione fenotipica dei 51 isolati, alcuni dei quali attribuiti a specie potenzialmente probiotiche, indica che due di essi hanno attività beta-glucosidasi mentre il 37% presenta attività lipolitica.
La valutazione preliminare del potenziale probiotico indica che il 31% degli isolati mostra capacità di formazione di biofilm, 29% di resistenza al pH acido e 25% di resistenza ai sali biliari.
Infine, il 29% degli isolati era sensibile agli antibiotici, mentre il restante 71%, che comprende specie batteriche ben riconosciute per la loro capacità di diffondere i geni di resistenza nell'ambiente, ha mostrato un modello variabile di resistenza agli antibiotici.
I risultati ottenuti sottolineano che la diversità microbica degli oli extravergini di oliva rappresenta un inaspettato giacimento di diversità microbica e apre nuove traguardi sul possibile sfruttamento biotecnologico di questa biodiversità microbica.
da: Teatro Naturale, 7/2/2020