L’Africa è un continente in ritardo strutturale anche in campo agricolo, con problemi organizzativi e tecnologici. Ne deriva una crisi “di sistema” della filiera che si evidenzia nella produzione di un’economia che sebbene rappresenti il 24% della superficie agricola utilizzabile (Sau) mondiale, in termini di valore si ferma al 6%.
Due cifre che sintetizzano la realtà di un’area dalle grandi contraddizioni nella quale le enormi potenzialità e le sconfinate aree rurali fanno da sfondo all’emergenza denutrizione e a un’agricoltura di pura sussistenza, mentre vola il deficit commerciale dell'agroalimentare e, paradossalmente, aumentano gli sprechi alimentari (al 15%) a causa di perdite lungo la filiera produttiva e distributiva.
Il tutto all’interno di un continente che di certo rappresenterà il futuro in termini demografici con oltre un quarto della popolazione mondiale entro trent'anni.
È il quadro offerto dal report dell’Osservatorio Fieragricola-Nomisma “Agribusiness in Africa e le relazioni commerciali con Ue e Italia”, presentato il 29 gennaio scorso.
I dati resi noti da Nosmisma sono molto eloquenti. «Pur con un quadro economico-demografico ancora in via di sviluppo – si legge nella relazione di Nomisma – nonostante i trend positivi della ricchezza prodotta in particolare in alcune aree del Nord e del Sud, l'Africa è in assoluto l'area a maggior potenziale tasso di sviluppo agricolo. Basti pensare che i 232 miliardi di dollari di valore della produzione discendono in gran parte da colture a seminativo (epicentro mondiale di coltivazioni di mais e sorgo), mentre le colture a maggior valore aggiunto (frutta e ortaggi) rappresentano ancora solo il 3% della superficie coltivata (1,1miliardi di ettari la Sau complessiva)».
Anche l’allevamento, pur rappresentando il 20% della produzione mondiale di carne ovina e di bufala, non riuscirà a tenere il passo del fortissimo incremento demografico, «facendo sempre più del Continente africano un importatore netto di alimenti di origine animale».
Infine, «anche sul piano dei macchinari – evidenzia il report – i margini sono enormi. A oggi infatti il rapporto tra macchine agricole e trattrici per ettaro coltivato è infinitesimale: 1 macchinario ogni 31 in Europa e addirittura 1 ogni 50 in Italia».
L'analisi Nomisma ha consentito di tratteggiare anche l’evoluzione degli scambi di prodotti agroalimentari con il continente africano. Negli ultimi 10 anni lo scenario degli scambi agricoli con l’Africa ha registrato modifiche sostanziali, con la Russia che è diventata il principale fornitore di derrate agricole forte di una quota di mercato che dal 5% del 2008 è passata a 12%. Per contro, perdono quote sia i Paesi europei che gli Usa a fronte di un nuovo player, l'India, che si sta prepotentemente facendo largo».
I principali prodotti importati dall'Africa riguardano cereali (64% del totale), pesci e crostacei (13%), semi e frutti oleosi (8%). E se sulle derrate l'Italia gioca un ruolo marginale e in calo (l'1% del totale), nei macchinari vanta una storica posizione di leadership sempre più minata anche qui da fornitori orientali: l'India (al 23%), che precede il Belpaese (15%) nell'export di trattrici; la Cina, che domina (27%) sempre sull'Italia (9%) nelle macchine agricole. Ed è proprio quest'ultima la voce più promettente nel breve periodo, con una crescita complessiva della domanda del 65% in 10 anni, da 1,4 a 2,3 miliardi di dollari.
da: Il Sole24Ore, 29/1/2020