Un articolo della rivista britannica "The Economist" analizza i motivi del successo della carne di pollo, i cui consumi pro capite, nei paesi OCSE, sono aumentati rispetto agli anni '90 del 70%, mentre quelli di carne bovina e suina sono rimasti pressoché gli stessi.
Il primo fattore, si legge nell'articolo, è legato al fatto che le carni avicole sono considerate più sane. Il secondo è che gli avicoltori sono riusciti a ridurne il prezzo in modo molto significativo. Negli anni '60, un chilo di pollo costava la metà di un chilo di manzo, oggi questo rapporto è sceso a un terzo. dagli anni '40 gli allevatori hanno cominciato a fare a gara per produrre polli sempre più grandi e "la proliferazione degli antibiotici nell'agricoltura industriale ha consentito loro di tenere i polli in luoghi sempre più affollati e più sporchi di quanto prima non fosse possibile". Così, se il pollo medio da carne a 56 giorni pesava 0,9 kg nel 1957; nel 2005 aveva raggiunto i 4,2 kg.
I nuovi polli giganti però spesso sono malati, hanno problemi cardiovascolari, sono incapaci di camminare e di riprodursi. Rappresenteranno forse un cibo salutare per gli umani, ma la loro salute è stata compromessa per sempre, sottolinea l'articolo.
da: Notiziario Agrapress, 7/1/2020