La International Trade Commission degli Stati Uniti (USITC), agenzia federale con ampi compiti di indagine, ha pubblicato un rapporto su: "Olio d’oliva: condizioni della concorrenza tra gli Stati Uniti e le principali industrie fornitrici straniere", che le era stato richiesto da una commissione parlamentare. "La produzione statunitense di olio d’oliva negli ultimi anni è cresciuta rapidamente con l’aumento della domanda mondiale, ma di recente gli investimenti hanno subito un rallentamento, in parte a causa della preoccupazione dei produttori USA che la loro posizione concorrenziale sul mercato interno sia minacciata da una mancanza di controlli di conformità". "Gli attuali standard internazionali consentono di commercializzare un’ampia varietà di olî di oliva extra vergine. Test obbligatori con sanzioni per il mancato rispetto delle norme esistono solo in Canada e nell’Unione Europea. Ma sono obbligatori solo per una percentuale minima della produzione, vengono fatti poco rispettare e lasciano spazio a prodotti adulterati o etichettati in modo fuorviante, indebolendo la competitività dei produttori di alta qualità". "I programmi di sostegno dell’Unione Europea – secondo l’USITC - contribuiscono a mantenere elevati i livelli di produzione. Molti piccoli produttori dell’Unione Europea utilizzano metodi di produzione tradizionali che hanno costi pari o superiori ai prezzi globali. Siccome questi produttori probabilmente uscirebbero dal mercato in assenza di un sostegno al reddito da parte dell’UE, la PAC ha l’effetto indiretto di aumentare la disponibilità globale di olio d’oliva e quindi ridurre i prezzi". Infine, il rapporto rileva che i consumatori statunitensi, anche per una scarsa conoscenza dell’olio d’oliva, basano i propri acquisti essenzialmente sul prezzo, "favorendo così i grandi imbottigliatori che vendono prodotto importato a basso costo".
Da Agrapress, anno LI – n° 251 (14/09/2013)