Il Commissario Europeo alle Politiche Regionali Johannes Hahn ha segnalato che, con i programmi per lo sviluppo agricolo delle Regioni italiane, sono stati distribuiti finanziamenti “a pioggia”, anziché mirati a progetti innovativi delle o per le imprese. Siamo anche accusati di tendenza a finanziare interventi come fossero ammortizzatori sociali, talvolta anche con manifestazioni effimere. Inoltre, troppe Regioni si sono dimostrate incapaci di utilizzare, per intero, tutti i fondi loro assegnati dalla U.E. Nell’ultimo quinquennio sarebbe stata spesa solo un parte dei milioni messi a disposizione; i rimanenti saranno persi “al vento” se non utilizzati entro la fine di quest’anno.
Ma anche Bruxelles ha qualcosa su cui riflettere, come l’elefantiasi burocratica prolificatasi sul fertile substrato di un provvido bilancio comunitario (alimentato dagli Stati membri e quindi a carico dei cittadini contribuenti). Dovrebbe inoltre riconsiderare i criteri adottati per la PAC, prevalentemente applicati con meccanismi pianificatori indiretti, guidati da direttive, regolamenti e procedure che non lasciano margini di libertà nella loro utilizzazione. Il diffuso e forte bisogno di risorse finanziarie costringe molte imprese a rinunciare alle proprie idee e alla loro autonoma ricerca di plurime strade innovative, le migliori delle quali sono state storicamente utilizzate e poi migliorate da altri agricoltori.
Nessuno sembra preoccuparsi dei costi per la elaborazione di queste pubbliche forme di pianificazione e dei danni molto più alti che da queste possono derivare, proprio in quanto imposte dall'alto all'intero settore. Finiscono per trasmettere anche errori e ad esercitare quindi ulteriori effetti negativi sullo sviluppo economico e sociale complessivo di quel territorio o di quel settore produttivo che pretendevano di sostenere. I vari e molteplici costi, rischi e danni ricadono troppo silenziosamente su tutti.
Cfr. anche intervento su "QN" del 25 agosto u.s. (p. 13).