Il mercato del latte è in forte espansione in tutto il mondo, sostenuto dalla robusta domanda proveniente dai paese asiatici, Cina in testa. I prezzi internazionali di latte i polvere e formaggi sono, pertanto, sottoposti alle stesse pressioni delle altre commodity alimentari tanto da sovrapporsi negli andamenti. Il latte e i formaggi ovini rappresentano una quota estremamente limitata del mercato globale (1-2%) ma occupano nicchie importanti in termini di gamma e di prezzo spuntato. Il maggior esportatore di formaggi ovini nel mondo é l'Italia, con volumi 10 volte quelli del secondo esportatore, la Francia, ma valori solo 7 volte superiori. Il pecorino Romano rappresenta uno dei principali asset dell'export agroalimentare italiano, ma il suo prezzo di vendita non è, da qualche anno e attualmente, in grado di remunerare adeguatamente gli allevatori di pecore che, per il 50% della produzione, sono localizzati in Sardegna. La campagna del latte, cioè la modalità con la quale si forma il prezzo di mercato della materia prima, inizia in autunno a ridosso dei parti e in prossimità della stagione produttiva, per cui nei primi mesi della nova annata agraria si scaricano le tensioni di un mercato non preparato e di accordi dettati dall'esigenza di collocazione del prodotto da parte dei produttori. In analogia con quanto già verificatosi per le altre derrate di base, anche il latte ovino potrebbe ottenere una stabilizzazione del prezzo e una previsione dei futuri corsi se si stabilissero dei contratti poliennali, con garanzie bancarie o assicurative. Sulla base dei dati dell’osservatorio per il mercato del latte e dei formaggi ovini, attivato presso l’Agenzia per l’Attuazione dei Programmi Regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale (Laore), con il contributo di esperti dei settori produttivo e finanziario, nonché con il contributo dell’Associazione Regionale Allevatori e delle Organizzazioni di Categoria del mondo agro-pastorale, si tenterà di capire se e in che modo sia possibile trasformare il mercato del latte da stagionale a pluriennale e conferire così al principale prodotto dell’agricoltura sarda lo status di soft commodity.