Efsa e Commissione europea schedano i nemici più pericolosi per l’agricoltura. È infatti uscita la lista formulata dal Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione europea e dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
La lista è costituita da 20 organismi classificati tra i più nocivi per l‘agricoltura dell’Ue e il materiale vegetale in cui possono trovarsi deve essere messo in quarantena.
La lista dei parassiti più nocivi si apre con il batterio Xylella fastidiosa che colpisce ulivi, mandorle, vite tra le altre colture. La sputacchina (Philaenus spumarius) è il vettore del batterio da quarantena Xylella fastidiosa.
Al secondo posto il coleottero giapponese Popillia japonica, il Citrus Black Spot ovvero la patologia fungina della macchia nera degli agrumi, il Citrus greening malattia degli agrumi causata da batteri mobili, Candidatus Liberibacter spp., Anoplophora glabripennis, o coleottero asiatico dalle corna lunghe, che sono tra i parassiti di alto livello che incidono sulla salute delle piante in Europa.
La lista è stata formulata in base ai danni che i parassiti elencati hanno provocato nel territorio dell'Unione. Manca per ora la cimice asiatica perché i danni sono ancora localizzati solo in pochi paesi. Ad esempio, il batterio Xylella fastidiosa ha decimato, come sappiamo, gli ulivi centenari nel sud dell'Italia e le popolazioni in aumento di Popillia japonica hanno causato un danno importante nei frutteti degli alberi da frutto.
La inclusione dei batteri del Citrus greening nell'elenco degli organismi nocivi prioritari dell'UE comporta obblighi per gli Stati membri in merito a campagne di informazione, indagini rafforzate, piani di emergenza, piani di simulazione e piani d'azione per l'eradicazione.
Gli esperti hanno valutato anche i danni che potrebbero conseguire dalla diffusione di tali organismi nocivi.
Anoplophora glabripennis, nocivo con i maggiori impatti sulle colture agricole, compresa la frutta, ha il potenziale di causare perdite di produzione annue di 5,5 miliardi di euro, incidendo sul 70% del valore della produzione dell'UE di ulivi secolari (oltre 30 anni) e il 35% in valore di quelli più giovani; 11% di agrumi; 13% di mandorle e tra l'1-2% della produzione di uva e mettere a rischio quasi 300.000 posti di lavoro in tutta Europa attualmente coinvolti in tale produzione.
Oltre agli impatti diretti sulla produzione, i parassiti hanno effetti indiretti significativi sui settori economici a monte o a valle.
Ad esempio, la diffusione completa dello scarabeo dalle lunghe corna asiatico (Anoplophora glabripennis) potrebbe comportare la perdita diretta di oltre il 5% dello stock complessivo di diverse specie di alberi forestali dell'UE, come ontano, frassino, faggio, betulla, olmo, carpino, acero, platano, pioppo, prunus, sorbo o salice, del valore di 24 miliardi di euro, una perdita che potrebbe comportare un impatto economico nel settore forestale a monte di 50 miliardi di euro. Anche gli impatti sul patrimonio culturale e alimentare possono essere elevati. Popillia japonica potrebbe causare perdite su oltre 80 prodotti protetti da marchi di qualità UE.
Come esempio di indicatore di impatto ambientale, lo scarabeo dalle lunghe corna di agrumi (Anoplophora chinensis) si è classificato al primo posto in termini di numero potenziale di specie di piante attualmente coltivate nelle strade e nei parchi dell'UE che potrebbero essere colpite.
Tibor Navracsics, responsabile del Centro comune di ricerca, ha dichiarato: «Per proteggere efficacemente le nostre piante e la qualità della vita dei nostri cittadini, dobbiamo prima catturare l'impatto dannoso di parassiti come lo scarabeo giapponese o la macchia nera di agrumi sulla nostra economia, ambiente e società. Grazie a un nuovo indicatore progettato dal Centro comune di ricerca, ora possiamo stimare il danno causato da questi parassiti in diverse dimensioni, comprese quelle meno tangibili, come il paesaggio e il patrimonio culturale o biodiversità ed ecosistemi. Questo ci ha permesso di identificare i 20 peggiori trasgressori su cui dovremmo concentrare i nostri sforzi».
Da Terra e Vita, 16/10/2019