La campagna 2019 delle uve da tavola mostra andamenti differenti in base alle varietà e alle piazze. Il report di Ismea sul comparto mette in evidenza innanzitutto un andamento climatico negativo che ha condizionato la prima parte della stagione.
In Sicilia, le varietà precoci hanno registrato una riduzione delle quantità prodotte e un ritardo di raccolta di circa due settimane per le abbondanti piogge di maggio. Le uve Vittoria sotto tunnel hanno registrato fino a tre settimane di ritardo. Anche nelle principali aree produttive pugliesi s è registrato un ritardo della maturazione ed una flessione delle rese delle varietà precoci.
Negli ultimi anni le superfici investite ad uve da tavola in Italia si sono assestate intorno ai 46mila ettari, concentrate soprattutto in Puglia e Sicilia. In particolare, nelle province di Bari e Taranto sono state registrate lievi flessioni degli investimenti mentre in altre aree ci sono verificati degli incrementi. Nel complesso, tra il 2014 ed il 2018 il saldo delle aree vitate in produzione è positivo, più 2.500 ettari. Nel 2014 le superfici erano di 44.508, nel 2018 hanno raggiunto i 46.613 ettari.
Riguardo ai prezzi all'origine, in particolare, il report indica che le uve della varietà Vittoria hanno spuntato valori in aumento rispetto al 2018 sulle piazze di Catania e Foggia, mentre negli altri areali pugliesi hanno registrato valori negativi. Le quotazioni del 2019 sono in media le più alte rispetto alle ultime cinque campagne su tutte le piazze.
Le varietà di uve apirene raccolte in luglio ed agosto hanno registrato prezzi in aumento rispetto allo stesso periodo della campagna precedente. Le uve della varietà Palieri registrano prezzi in flessione rispetto al 2018 ma in aumento rispetto alla media delle ultime cinque campagne.
Infine, le uve delle varietà Italia e Red Globe mostrano una variazione positiva sia rispetto al 2018 sia rispetto alla media delle ultime 5 campagne.
La filiera italiana delle uve da tavola presenta una forte propensione all'export che rappresenta il 45% circa della produzione totale (che è di poco superiore ad un milione di tonnellate) che supera di circa tre volte i consumi interni.
L'andamento delle esportazioni italiane di uve da tavola tra il 2014 ed il 2018 evidenzia una sostanziale stabilità in termini di volumi intorno alle 450mila tonnellate. L'aumento dei prezzi medi ha determinato la crescita degli introiti da 560 a 665 milioni di euro, a valori correnti.
L'Italia è a livello mondiale il quinto Paese esportatore, preceduta dagli Usa e tallonata dal Perù. Il nostro Paese è il primo produttore europeo ma l’offerta italiana è ancora orientata su "varietà storiche" come Vittoria, Palieri, Italia e Red Globe piuttosto che sulle nuove varietà e uve seedless e solo di recente si è imboccata questa direzione.
Le esportazioni italiane sono infatti sempre più minacciate dai paesi emergenti in grado di guadagnare quote sui principali mercati di sbocco grazie a uve di elevata qualità, ben presentate e offerte ad un prezzo competitivo.
Per quanto riguarda le importazioni di uve da tavola, tra il 2014 ed il 2017 sono aumentate da 21mila a circa 24mila tonnellate. Nel 2018 invece c’è stata una battuta d’arresto. L’aumento del prezzo medio del prodotto importato ha determinato una crescita della spesa che ha raggiunto il picco nel 2015 superando i 48 milioni di euro.
Da Terra e Vita, 12/10/2019