La nutraceutica è da considerarsi una delle “millennials science” ed è apparsa semanticamente a Roma nel 1989 per crasi letterale e scientifica tra i termini consolidati di nutrizione e di farmaceutica. Lo sviluppo degli ultimi anni della nutraceutica rappresenta sempre di più una nuova visione che si è creata del rapporto fra il cibo e la salute.
L’uomo, come spesso gli accade, rivaluta e rivisita il passato e nel caso della nutraceutica ha ripreso e aggiornato in maniera scientifica il pensiero di Ippocrate. Ippocrate che già vedeva il cibo, e in particolare la sua qualità e le sue quantità, come uno dei pochi strumenti efficaci e utilizzabili dei medici per contrastare in qualche modo alcune patologie come la gotta, il diabete mellito, l’ipertensione etc.
Gli alimenti hanno momentaneamente “abdicato” per circa un secolo a questo ruolo di prevenzione delle malattie e di supporto delle terapie farmacologiche. In altre parole, hanno demandato ai farmaci tout court per cui l’alimentazione si sarebbe interessata solo di fornire calorie sufficienti per lavorare e la farmaceutica si sarebbe preoccupata di risolvere le patologie. Gli alimenti e l’alimentazione con la definizione del concetto di Dieta Mediterranea, già a partire dagli anni ’50, si sono riappropriati sempre di più delle loro potenzialità preventive e, in taluni casi, anche capacità curative.
Il paradosso che salta agli occhi i nutraceutici e il termine “nutraceutico” sono dei veri e propri “ghost” ovvero dei fantasmi dal punto di vista normativo. Attualmente il solo termine che abbia valore normativo è quello di “integratori alimentari” che viene pienamente riconosciuto e normato dal Ministero della Salute con i loro scopi e gli obiettivi ben definiti come anche il loro utilizzo e la loro commercializzazione.
I nutraceutici sono da immaginare come dei veri e propri concentrati di “complessi di molecole anche molto complicati” che appartengono quasi sempre al regno vegetale, talvolta a quello animale ma non sono esclusi anche fonti batteriche o fungine. I nutraceutici hanno implicitamente il vantaggio non secondario di non fare introdurre inutili calorie o anche altri componenti non necessari. Gli integratori o nutraceutici sono commercializzati sotto forma farmaceutiche ovvero pillole, compresse, etc. che contengono i soli principi attivi che se invece sono presenti in un alimento permette di classificarli come alimenti funzionali convenzionali, per esempio l’olio extravergine di oliva, oppure non convenzionale come ad esempio un nuovo yogurt.
I più superficiali leggono i nutraceutici come dei farmaci depotenziati e questo per la minore concentrazione dei principi bioattivi che veicolano e l’esempio più evidente sono gli integratori a base di riso rosso fermentato per la presenza di statine naturali che riducono il livello di colesterolo sierico.
Il rischio che i prodotti nutraceutici stanno correndo è quello di trasformarsi in una sorta di novello “pifferaio di Hamelin” dei Fratelli Grimm perchè se si pensa di affidare a loro acriticamente e ciecamente tutta la fase prevenzione del nostro stato di salute, si commette un grave errore tattico nonchè strategico.
Tutti gli sforzi fatti per impiantare i saperi minimi dell’educazione alimentare e la consapevolezza di valutare quello che si mette in tavola e specie per i più piccoli, possono essere vanificati almeno in parte da un senso di totale affidamento agli integratori che non possono sostituirsi ad uno stile di vita sano e una alimentazione altrettanta salutistica.
I prodotti nutraceutici hanno intrinsecamente altre criticità come la reale possibilità di abusarne perché, nell’immaginario dei consumatori, si associano a una origine del tutto naturale, ma le ipervitaminosi o i sovradosaggi di microelementi sono un rischio sempre alle porte e che il termine “naturale” non è sinonimo sempre di “innocuo”.
La qualità delle materie prima di partenza per produrre dei nutraceutici deve essere eccellente e non sono una forma di “refugium peccatorum” dello scarto delle varie filiere agro-alimentari. La loro produzione industriale fa si che si concentri in poche centinaia di milligrammi buona parte della potenzialità salutistica di centinaia di grammi di materia prima. Questo processo concentra anche i componenti negativi eventualmente presenti come lo sono pesticidi, micotossine, anti-nutrienti etc. per cui i controlli sulla loro sicurezza e salubrità devono essere pari, se non ancora più approfonditi, rispetto a quelli per la materia prima usata come alimento convenzionale per il consumo diretto umano.
I nutraceutici possono essere potenzialmente diseducativi per i consumatori, per il rischio che si possa demandare a queste formulazioni farmaceutiche il ruolo di sopperire ai propri errori alimentari senza cercare, invece, di correggerli.
Le scorciatoie sono da sempre la “scelta” preferita dal nostro cervello arcaico e, si sbaglia di grosso chi alle cinque portate quotidiane di frutta e verdura pensi di supplire con vari integratori.
La nutraceutica è già parte del nostro futuro e di quello delle future generazioni, ma occorre introdurre delle norme precise per definire la loro efficacia e la loro composizione, occorre valutare la creazione di agenzie di controllo che ne monitorino l’immissione sul mercato con dei percorsi e delle tempistiche diversi da quelli attuali che, considerandoli equivalenti agli alimenti, sono poco restrittivi e, non da ultimo, occorre una campagna informativa e educativa indirizzata sia ai consumatori che agli operatori sanitari.