La lettura di alcuni articoli, mi ha offerto lo spunto di scrivere questa riflessione su come l'ambiente urbano può essere modificato in modo che le città possano non solo essere sostenibili, ma anche diventare ambienti ricchi dal punto di vista ecologico a beneficio dei cittadini e al servizio della natura. Affinché questo possa accadere, dobbiamo attuare cambiamenti radicali nel modo in cui pensiamo ai bisogni vitali della nostra civiltà. Molti di questi cambiamenti possono essere messi in atto da subito e potrebbero essere notevolmente integrati e sviluppati in una società come l’attuale e alcuni di questi concetti e idee possono davvero costituire la base di una rivoluzione “anarchica”, intendendo con questo aggettivo una rivoluzione che rifugga da regole imposte e da dogmi pre-concettuali.
Perché abbiamo bisogno di una rivoluzione? È indubbio che il “fenomeno Greta Thunberg” abbia avuto il merito di scuotere le coscienze di molti e di farci almeno riflettere sulla sostenibilità delle nostre azioni. E anche di farci capire che il modello di sviluppo urbano degli anni ’60-’70 ha prodotto delle “giungle di cemento e asfalto”, cioè città o aree urbane certamente più moderne, piene di grandi edifici, ma che sono soprattutto diventate dei luoghi duramente competitivi, inospitali o pericolosi. In pratica dei deserti ecologici e sociali che traggono la vita dai loro dintorni.
Sono, nel loro stato attuale, assolutamente inefficienti e dipendenti da ciò che le circonda. Sono abominazioni che fungono da macchine giganti che centralizzano la ricchezza e le risorse verso pochi soggetti con un meccanismo perverso che limita le possibilità di migliorare la situazione sociale, economica e il benessere psico-fisico alla maggioranza delle persone
Tuttavia, la civiltà moderna, con le città al suo apice, non è qualcosa che la maggior parte delle persone sarebbe disposta a eliminare, quindi spetta a noi ripensare il modo in cui esse dovranno essere concepite, realizzate e gestite nel futuro in modo da garantire un giusto accesso alle risorse, un’equità sociale e un diffuso benessere.
La nostra salute fisica e mentale (in sintesi il nostro benessere) spesso sembra un mistero. Un umore allegro può inspiegabilmente lasciare il posto a pensieri tristi o spaventosi. Anche se potremmo provare a gestire il nostro benessere emotivo attraverso cose come la terapia della parola o, più modernamente con “App” per la cura di sé, la meditazione e i farmaci, è facile ritenere che l'appagamento totale rimanga al di là della nostra portata. Tuttavia, la ricerca scientifica suggerisce che stiamo trascurando un fattore critico per una salute mentale ottimale: la natura.
Potremmo essere scettici riguardo all'idea che i parchi e le piante facciano davvero la differenza nella nostra felicità, ma la ricerca è convincente. Una mole ormai molto consistente di studi sull'argomento indica in modo chiaro e scientificamente provato una forte connessione tra spazio verde e salute fisica e mentale. In generale, gli scienziati ritengono che le esperienze nello "spazio verde" possano migliorare la salute migliorando il sistema immunitario, incoraggiando l'attività fisica e l'interazione sociale, limitando l'inquinamento atmosferico e il rumore che interferisce con il pensiero e riportando una mente frenetica a uno stato di calma.
Ecco perché abbiamo bisogno di una “rivoluzione verde”, di una rivoluzione che, attraverso l’incremento della copertura vegetale, migliori le nostre città e lo faccia con un approccio inclusivo in modo da:
Se ognuno di noi fa qualcosa, insieme possiamo fare molto perché la tirannia di un principe in un'oligarchia non è pericolosa per il bene pubblico quanto l'apatia del cittadino in una democrazia (parafrasando Don Puglisi e Montesquieu).