Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli. Ma anche Toscana, Lazio e Puglia. La frutticoltura italiana è alle prese con una vera e propria piaga, la cimice asiatica, che ha decimato i raccolti: una media del 70% in meno, con punte del 100% in alcune zone. A farne le spese soprattutto le pere Abate emiliane, ma anche kiwi, albicocche, ciliegie, pesche, susine e le piante nei vivai. A rischio pure i vigneti veneti e pugliesi. Una vera e propria emergenza che ha portato gli agricoltori a scendere in piazza in molte città per sensibilizzare le istituzioni sul tema, chiedere indennizzi e soluzioni per contrastare l'insetto.
Le proposte per far fronte all’emergenza sono: vigilanza di porti e dogane su merce in ingresso nell'Unione europea, rapida introduzione della vespa samurai, supporto alla ricerca sulle strategie di lotta e contenimento della cimice, rifinanziamento straordinario del fondo di solidarietà nazionale, moratoria di rate di mutui o prestiti e condizione agevolate per credito di liquidità alle imprese.
Alla cimice si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico, con una distribuzione anomala di piogge e temperature fuori medie stagionali e la diffusione del fungo dell'Alternaria.
Si ritiene necessaria una strategia nazionale e/o europea.
“L'emergenza cimice asiatica in Veneto merita «la stessa attenzione riservata da governo nazionale ed Europa alla Xylella, perché come il batterio che ha colpito gli olivi mediterranei ha messo a rischio l'olivicoltura, così la cimice asiatica sta compromettendo l'intero comparto frutticolo e le produzioni che più caratterizzano il nostro sistema produttivo”. Queste le parole dell'assessore all'Agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan
da: Terra e Vita, 18/9/2019