Ottone Ferro, professore emerito di polita agraria dell’Ateneo di Padova, si era laureato in Scienze Agrarie presso l’Università di Bologna nel 1962.
Sotto la guida del professor Perdisa, inizia le prime ricerche di economia dell’azienda agraria che continuò successivamente come assistente e poi come aiuto presso l’Istituto di economia agraria dell’Università di Padova con lavori che si distinsero per rigore metodologico, originalità e profondità di indagine.
Giovanissimo, vinse la cattedra di economia e politica agraria presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Trieste. In quegli anni, con un gruppo di giovani collaboratori, avvia nel nostro paese le prime applicazioni dei modelli di programmazione matematica al settore primario offrendo una nuova prospettiva analitica alla complessità del mercato agricolo imponendosi all’attenzione del mondo scientifico nazionale e internazionale.
Nel 1969 fu chiamato a Padova alla Facoltà di Agraria per ricoprire, prima la cattedra di Estimo rurale e contabilità, poi quella di Economia e politica agraria e successivamente quella di Politica agraria.
Gli interessi di ricerca si concentrarono prevalentemente sui temi dello sviluppo del settore primario, di fronte alle nuove sfide poste dalla nascita del mercato comune ed europeo e all’avvio della politica comune.
Fondamentali sono stati i suoi contributi all’elaborazione di una posizione autenticamente moderna dell’agricoltura del nostro paese, che coniugasse gli aspetti della tradizione con quelli del necessario ammodernamento e rinnovamento produttivo in una visione non settoriale, ma aperta all’intero sistema economico. Il fondamento di questa visione intersettoriale dell’agricoltura ha rappresentato una novità nel panorama scientifico nazionale e fu condensato nel testo di Istituzioni di polita agraria che rappresenta l’opera fondamentale del maestro, che gli valse nel 1989 il premio nazionale Saint Vincent.
Il professor Ottone Ferro aveva alcune doti difficilmente riscontrabili nel campo della ricerca, della didattica e della gestione delle istituzioni accademiche. Come ricercatore amava le sfide, il lavoro non lo spaventava, anzi, l’impegno aumentava con le difficoltà della ricerca, come attestano le oltre 150 pubblicazioni di economia e politica agraria.
Sapeva trasmettere entusiasmo e continui stimoli ai suoi collaboratori soprattutto nei momenti difficili. Li spronava ad essere curiosi, a continuare a mettere in discussione ciò che sembrava scontato e a non aver paura di intraprendere nuove vie.
Le sue lezioni non erano mai banali ed anche se era molto esigente, gli studenti lo stimavano e rispettavano per l’autorevolezza che gli veniva riconosciuta.
Era profondamente legato al suo Ateneo, orgoglioso di appartenervi, non mancando mai all’appuntamento dell’inaugurazione dell’Anno Accademico.
Ha dato molto, con autentica generosità alla vita delle istituzioni, ricoprendo ruoli di direzione di Istituto, di Presidenza di società scientifiche e membro di numerose accademie nazionali ed internazionali.
E’ stato per sei anni Presidente della società Italiana di Economia Agraria e per altri sei anni direttore responsabile della Rivista di Economia agraria. E’ stato inoltre per lungo tempo direttore dell’Osservatorio di Economia Agraria per il Veneto.
Dal 1992 al 1999 è stato Presidente della Consulta per l’Agricoltura e le Foreste delle Venezie.
E’ stato socio emerito dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti in Padova.
Dovremmo poter far tesoro di quello che ci ha lasciato e di poterlo far fruttare così come ci aveva insegnato.
Padova, 16 settembre 2019