L’associazione culturale “Lettera Appenninica” della Montagna Pistoiese promuove e organizza ogni estate un festival della letteratura di crinale su un tema specifico che quest’anno era “Il cibo delle terre alte”. Fra i vari eventi, uno verteva sul latte e i suoi derivati e, nella locandina, si evidenziava, a caratteri cubitali, la partecipazione della più giovane “pastora” della zona, Rachele Petrucci.
In un momento in cui si auspica il ritorno dei giovani all’agricoltura, ma l’ostacolo maggiore per questo è senza dubbio la mancanza di un reddito dignitoso. Molte volte il compianto Presidente dell’Accademia dei Giorgofili, Giampiero Maracchi, sottolineava, nei suoi interventi, che su cento euro di prodotti di filiera acquistati al supermercato, all’agricoltore rimanevano sì e no 60-70 centesimi. Immaginiamo poi le difficoltà di chi si appresta ad iniziare questo tipo di lavoro.
Alla luce di ciò, l’invito della locandina era quanto mai interessante, oltre ad accendere la curiosità di uno come chi scrive, che questo lavoro lo ha fatto in gioventù e lo ha anche stimolato a studiare come un forsennato per cercare di evitare di farlo per tutta la vita!
Di fronte ad una piazza gremita, Rachele ha più volte esternato la sua passione e tutto il suo piacere nello svolgere quel tipo di lavoro. Ha rivendicato con orgoglio il suo diploma di perito agrario, da poco conseguito, pur ammettendo che i segreti del mestiere li ha imparati con la pratica. Ha posto l’accento su come le innovazioni tecnologiche sono di grande aiuto anche per questo tipo di lavoro non tanto dal punto di vista dell’impegno temporale che quello resta purtroppo elevato ma da un punto di vista manuale. Ha evidenziato come, ad esempio, la mungitura meccanica abbia rappresentato una delle innovazioni più importanti nell’evoluzione del mestiere di pastore.
Ha dato dimostrazione di avere conoscenze del mercato, sottolineando la sua decisione di orientarsi verso la produzione di tre tipi di formaggio: “primo sale” (formaggio fresco), “abbucciato” (formaggio di circa un mese, quando comincia a formarsi una corteccia dorata) e “stagionato” (formaggio pecorino stagionato per oltre sei mesi). Tutti i tre i tipi di formaggio veramente squisiti come hanno testimoniato gli assaggi durante l’evento.
La gente enormemente ammirata dalla semplicità, passione e competenza di questa ragazza, ha posto numerose domande sulla sua vita non solo lavorativa. Lei ha più volte sottolineato di non sentirsi affatto differente dalle sue coetanee e che, nei limiti del suo tempo libero, anche se poco, poteva ritagliarsi quelli spazzi tipici di quell’età.
Ad una precisa domanda del sottoscritto circa le difficoltà incontrate quando ha deciso di intraprendere il mestiere di pastore, Rachele con grande chiarezza ha affermato che, ferma restando la sua passione per questo tipo di lavoro, ha potuto concretizzarlo solo perché la nonna le aveva ceduto l’azienda, altrimenti il suo sogno non si sarebbe potuto realizzare.
Ecco, in questa risposta c’è la chiave di volta per un ritorno dei giovani all’agricoltura. Ci sono, infatti, molti giovani attratti dal lavoro in campagna a contatto con la natura, ma devono essere aiutati e messi nelle condizioni di poter vivere dignitosamente da un punto di vista economico, altrimenti gli esempi tipo Rachele sono destinati a rimanere isolati perché, se è vero che non c’è niente di più bello nella vita che fare un lavoro che piace, è altrettanto vero che questo lavoro deve garantire dignità.