Gli intensi e rapidi scambi commerciali oltre ai flussi turistici che interessano l’Italia, hanno importanti riflessi anche sulle biocenosi degli ecosistemi naturali, agrari, forestali e antropizzati: sono oltre 500 le specie di insetti alieni presenti, nel nostro Paese, la stragrande maggioranza delle quali è stata accidentalmente introdotta negli ultimi 50 anni, soprattutto dall’Asia e dall’America. Da quest’ultimo continente sono originari due perniciosi Coleotteri Crisomelidi: la Dorifora della patata, Leptinotarsa decemlineata e la Diabrotica Diabrotica virginifera virginifera che, allo stadio larvale, attacca le radici del mais fin dalle prime fasi di sviluppo, con conseguente allettamento delle piante. Tali fitofagi, al pari di altri, si sono bene adattati alle condizioni termo-igrometriche di molte aree italiane. Recente è l’accidentale introduzione del Galerucino Monoxia obesula Blake, 1939, afferente a un genere che include una quindicina di specie, originarie del Nord America, infeudate ad Asteraceae, Chenopodiaceae, Bataceae e Solanacee. Gli adulti di M. obesula, di colore marrone chiaro, sono lunghi da 2,4 a 3,7 mm; essi rodono gli apici vegetativi e le giovani foglie; le larve, oligopode, di colore giallo con capo e zampe scure, lunghe circa 3,5 mm, sono fillominatrici. Esse penetrano nel mesofillo e rodono il parenchima lasciando integre le due epidermidi che, seccando, diventano gialle o rossicce.
Un modello SDM (species distribution modelling) è stato applicato, da Iannella et al., 2019, per valutare la distribuzione potenziale del Galerucino nel west paleartico in base alla compatibilità ambientale. I risultati dell’indagine hanno evidenziato che, in Italia, la specie potrebbe ulteriormente diffondersi sulla costa orientale della Sardegna, dove è stata segnalata per la prima volta per la regione paleartica, da Clark et al., 2014, su Atriplex halimus e A. portulacoides. In Sicilia, nel centro urbano di Catania, infestazioni sono state rilevate, nel mese di luglio 2018, su Chenopodium album, e su Chenopodium strictu, mentre le vicine piante di Oxybasis urbica (=Chenopodium urbica) non erano infestate dal Galerucino il quale, in base al modello SDM, potrebbe diffondersi anche nella zona nord-occidentale e lungo la costa settentrionale dell’Isola. Sempre nel 2018, la specie è stata segnalata anche nel Lazio, a Ostia. Altre zone peninsulari con elevata idoneità dell’habitat sono le coste meridionali della Calabria e della penisola salentina in Puglia. Nel 2016 M. obesula è stata segnalata nell’Isola di Malta su C. album e, nel 2017, nelle Isole Baleari e in varie località della Spagna su A. halimus.
Nel Bacino mediterraneo il Galerucino è principalmente infeudato alle Amaranthaceae A. halimus e C. album, a spese delle quali svolge da due a tre generazioni annue e sverna da adulto, raggiungendo le massime densità di popolazione in estate. Dopo le piogge autunnali, anche le piante gravemente infestate e debilitate, riprendono l’attività vegetativa e, a spese della nuova vegetazione, il coleottero svolge una generazione autunno-vernina, i cui adulti svernano in ripari vari per riprendere l’attività nell’anno successivo. Tale invadente presenza, attualmente ha riflessi negativi sull’entomofauna vivente su C, album e in particolare sul Lepidottero Gelechide fillominatore Chrysoesthia sexguttella (Thunberg, 1794) ampiamente diffuso nell’Italia meridionale.
Foto: Adulto di Monoxia obesula su foglie di Chenopodium album