Un articolo pubblicato su Nature afferma che ormai lo scienziato oggi non si valuta più solo attraverso le sue pubblicazioni scientifiche, perché nel mondo ormai globalizzato i social stanno iniziando a competere con i paper nella loro valutazione scientifica. I social media, Twitter in testa, consentono di creare alleanze, condividere analisi, mostrare evidenze, richiedere sostegno trasversale, internazionalizzare studi e ricerche in modo immediato.
Gli scienziati iniziano allora ad armarsi delle nuove tecnologie digitali e usano gli smartphone nel loro lavoro quotidiano.
Il Centro di ricerca vicentino Observa, segnala lo studio promosso da Stefanie Walter, docente di relazioni internazionali ed economia politica dell’Università di Zurigo. In questa analisi si parla della piattaforma di microblogging e si evidenzia come su un campione di oltre 8.500 scienziati mappati, il 30% si impegna in interazioni con altri colleghi. A questo dato si aggiungono le conversazioni con la società civile (24%) o con la politica (18%). I twitter vengono utilizzati per parlare del proprio lavoro, dei risultati conseguiti, dei progetti che si stanno affrontando e confermano quanto sia importante la comunicazione.
L’analisi è partita dal dibattito globale sul cambiamento climatico e su come la scienza stia mandando moniti costanti a politica e società civile. Le questioni ambientali richiedono azioni sociali urgenti e hanno incrementato la necessità di comunicazione e interazione con gli attori della società.
La comunicazione degli scienziati consente di ampliare, anche ad un pubblico estraneo al mondo accademico, il dibattito sui temi contemporanei grazie a immagini, testi, hashtag di facile comprensione.
I social sono spesso accusati di diffondere notizie false, ma oggi consentono agli scienziati di condividere la loro attività con un pubblico eterogeneo.
Proprio in questo periodo in cui i risultati scientifici vengono contestati e la scienza è spesso sotto attacco, il dialogo col pubblico è un modo per riconquistare e mantenere la fiducia.
Da: il Sole24ore, 8/9/2019