Sta per iniziare la raccolta delle olive in Italia, con una produzione di extravergine stimata nel 2019 in aumento dell’80%, dopo il crollo registrato lo scorso anno. I dati emergono da un’analisi di Coldiretti su stime Unaprol/Ismea, in occasione della prima spremitura della Penisola, avvenuta con le prime olive anti Xylella in Salento, a Gagliano del Capo, dove grazie al clima c’è un anticipo di maturazione.
Anche se bisognerà fare i conti con il clima e soprattutto con l’andamento delle piogge e delle temperature, a livello nazionale si punta ad una produzione di oltre 315 milioni di chili, che resta comunque notevolmente inferiore alla media dell’ultimo decennio.
I primi dati globali provvisori per i principali concorrenti dell’Italia su scala mondiale, relativi alla stagione di raccolta dell’olio di oliva 2019/2,0 evidenziano che la Spagna dovrebbe produrre 1.35 milioni di tonnellate di olio d’oliva, un po’ meno rispetto al 1.77 milioni di tonnellate dell’anno precedente, mentre la Grecia raggiungerebbe le 300mila, in crescita rispetto alle 185.000 tonnellate dell’anno precedente.
In Italia, rispetto allo scorso anno, la produzione tornerà a crescere al Centro Sud dove si concentra gran parte del raccolto nazionale, mentre è prevista in discesa al Nord.
Eppure l’Italia può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. Un patrimonio varietale su cui gravano le minacce sul lato delle esportazioni, dalle etichette a semaforo ai dazi annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Sul mercato sono preoccupanti anche le importazioni di olio dall’estero cresciute del 12% nei primi cinque mesi del 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno, scorso sfiorando i 234 milioni di chili di cui 3/4 dalla Spagna che fa registrare un balzo record di oltre il 68% di vendite in Italia. Mentre gli accordi commerciali siglati dall’Unione Europea non garantiscono che i prodotti importati in Europa rispettino le stesse condizioni di sostenibilità e salubrità che sono richieste ai prodotti fatti nell’Ue.
Una situazione che aumenta il rischio di frodi e contraffazioni, con il prodotto straniero spacciato per Made in Italy che danneggia agricoltori e consumatori.
Comunicato stampa Coldiretti, 2/9/2019