Una ricerca, pubblicata su Trends in Plant Science, condotta da un team internazionale (Francia, Usa, Paesi Bassi, Germania, Belgio ed Italia-Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige), ha applicato tecniche genomiche a campioni archeologici, ovvero semi essiccati provenienti da scavi archeologici. Sono state tratte informazioni per ricostruire il processo di domesticazione della mela dal suo precursore selvatico e la caratterizzazione genetica di semi antichi di epoca romana e medievale, provenienti da diversi siti europei.
Il melo è un albero iconico e, soprattutto, una delle piante da frutto di maggiore importanza a livello mondiale. Al tempo stesso è una specie modello per studiare i processi evolutivi e le basi genomiche che sottostanno la domesticazione di coltivazioni che vengono poi propagate per via clonale.
Sono state effettuate analisi dei genotipi di melo con lo strumento Illumina Hiscan, che permette di analizzare contemporaneamente migliaia di SNP (Single Nucleotide Polymorphism) all'interno del genoma del melo.
Mentre la genetica e la genomica di popolazione hanno permesso di svelare la storia complessiva della domesticazione, l’archeobotanica ha aiutato a documentare la transizione dalla raccolta ed uso della mela fino alle attuali pratiche di coltivazione.
Questo studio permette di prospettare come nuovi approcci quali l’impiego delle tecniche genomiche applicate ai campioni archeologici (semi essiccati provenienti da scavi archeologici) possano condurre alla conoscenza più dettagliati dei tratti coinvolti nella domesticazione.
Questo avrebbe un grande potenziale in termini di incremento delle attuali tecniche di coltura.
da: Terra e Vita, 29/7/2019