I Georgofili si sono dedicati da secoli agli studi sui territori, sono nati rapporti con la natura agricola, valutando e confrontando anche i paesaggi creati dai proprietari in propria autonomia.
Molte le iniziative che si sono sviluppate nel tempo, per misurare e stimolare i progressi raggiunti e ottenuti dall’agricoltura, con le sue numerosissime e varie pianificazioni di aree coltivate che sappiano valorizzare e conservare gli splendidi paesaggi che la Natura e la mano dell’Uomo hanno faticosamente creato. Ma i temi indicati e usati nei “rapporti tra agricoltori e paesaggisti di varie professioni”, hanno portato a problematiche ancor più ampie nei rapporti di redditi, lavoro e politica.
Le nostre leggi costituzionali per il territorio sono state contemplate nei tempi che vanno dal 1912 al 1939. La nuova Costituzione repubblicana, a partire dal 1985, promulga la legge 431, nota come Legge Galasso, per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale che ha escluso dai propri vincoli “l’attività agro-silvo-pastorale per non comportare alterazione permanente dello stato dei luoghi e non alterare l’assetto idrogeologico del territorio”. (tab.1)
Tab. 1 - Interventi legislativi nazionali per la tutela di alcuni paesaggi
L’agricoltore non è mai rimasto unico utente del territorio. Il dovuto rapporto tra agricoltura e ambiente ha investito molti aspetti: inquinamento, difesa del suolo, regimazione delle acque, ecc. Si è ritenuto doveroso discutere sugli effetti, non sempre reversibili.
Nel 1991 stava crescendo fortemente un ampio interesse pubblico sui rapporti tra agricoltura e paesaggio, richiamando giudizi estetici delle attività agricole, anziché preoccupandosi solo di difendere i paesaggi. Ma spesso la bellezza del paesaggio avvantaggiava altre categorie.
I Georgofili, a partire dal 1987, ritennero necessario richiamare l’attenzione su quanto stava avvenendo. Si organizzarono escursioni-dibattito sui territori che disponevano di colture agricole e paesaggi sia naturali che costruiti (tab. 2).
Tab. 2 - Escursioni-dibattito dei Georgofili
Si continuò a ripetere questa iniziativa in importanti aree distribuite nella nostra Penisola e si raggiunse il numero di 12, concluse con valutazioni e considerazioni nel maggio 2002.
Sempre a partire dal 1987 vennero divulgate una serie di pubblicazioni da offrire come sintesi delle iniziative che l’Accademia svolgeva, curate dal prof. Paolo Nanni, che confidiamo non mancherà di realizzare quest’anno una X edizione.
Nella IX edizione (2014) si evidenzia la tematica agricoltura e paesaggio. “L’ambiente naturale della campagna è sempre influenzato dalle varietà delle coltivazioni preferite. I sistemi colturali, gli allevamenti del bestiame, l’andamento della pressione demografica ed i sistemi di popolamento, la distribuzione della proprietà fondiaria sono divenuti elementi che hanno determinato trasformazioni del territorio e inciso sulla fisionomia del paesaggio, lasciando tracce visibili”.
Se oggi si va diffondendo un nuovo e più diffuso interesse nei confronti del paesaggio, ciò è dovuto anche al fatto che il suo valore estetico può assumerne uno economico tangibile in quanto, se apprezzato, richiama turismo e determina una “desiderabilità residenziale”. Si è dunque cominciato a parlare di “patrimonio paesaggistico”, proprio in senso economico.
Nella tematica “Consumo delle aree agricole” si constata che le terre coltivabili costituiscono ormai un bene limitato e il loro consumo determina danni definitivi e irreversibili. La nostra superficie agraria potrebbe esaurirsi con questi ritmi sempre più rapidi. Secondo i Georgofili, piuttosto che pensare ad una utopistica pianificazione del paesaggio agricolo, attraverso l’imposizione di vincoli per una statica conservazione delle colture in atto, bisognerebbe prioritariamente assicurare la conservazione degli spazi destinati ad un’agricoltura nazionale che possa rimanere liberamente innovativa e competitiva.
Gli interessi attuali sono stati anche elaborati attraverso progetti affidati a vari professionisti, che non hanno impedito agli agricoltori della Regione Toscana di sviluppare l’impianto di grandi vigneti.
Sembra emergere la necessità di realizzare una nuova definizione di “agricoltura”, che possa procedere con interessi sociali e crescenti redditi, indennizzando gli agricoltori in difficoltà. Da interventi pubblici giungono definizioni professionali quali “Urbanistiche rurali”.
Purtroppo, prima ancora del III millennio, il nostro Stato decise di trasferire le proprie competenze agricole alle Regioni. Per questo motivo l’Accademia dei Georgofili decise tempestivamente di costituire Sezioni periferiche, dislocate in tutto il territorio nazionale, ciascuna con l’insieme di 3 Regioni (tab.3).
Tab. 3 – Distribuzione nel territorio di Sezioni periferiche dell’Accademia dei Georgofili
Dopo quasi 20 anni di attività, nel nuovo millennio, la nostra Accademia ha raggiunto un concreto ruolo nazionale, con un numero equilibrato di oltre mille Georgofili equamente distribuiti in tutte le sedi.
Sono state realizzate anche proposte per una revisione delle vigenti discipline sul paesaggio agrario (Quaderni dei Georgofili, 2012-II Edizioni Polistampa).
Gli agricoltori, pur mirando sempre a ottenere un reddito, hanno avuto interesse a mantenere la memoria del mondo vegetale, dal quale hanno origine elementi essenziali per la nostra sopravvivenza: la produzione di qualsiasi cibo per nutrirsi e dell’ossigeno per respirare. La nostra più recente e moderna definizione considera infatti le attività agricole come: “Gestione razionale e tutela delle risorse rinnovabili della biosfera”.
Le nuove leggi, che vengono proposte confusamente, sono estese a tutti i paesaggi genericamente, sono talvolta interpretate in modo discutibile e anche contraddittorio, senza rispettare le indicazioni fornite con la Legge Galasso.
I Georgofili hanno segnalato questo intreccio di criteri la cui inconcepibilità di principio è di più difficile attuazione pratica. L’agricoltura, che era appena uscita da condizioni secolari, quali quelle mezzadrili, non ha potuto essere conservata allo status quo ante e tantomeno pianificata. Non sarebbe quindi facile arrestare il rapido sviluppo di una urbanizzazione delle campagne.
Le eventuali pianificazioni dei paesaggi agricoli potrebbero tradursi in una pianificazione dell’agricoltura. Per di più, l’intento di conservare il paesaggio agricolo esistente, significherebbe negare all’agricoltura il carattere di attività imprenditoriale, quindi necessariamente interessata a una continua innovazione.
Con la mia prolusione, esposta nel 2003, concludevo affermando: “In piena scienza e coscienza, bisogna riconoscere che, mescolando tutela del paesaggio e pianificazione urbanistica, si sta oggi andando fuori dalle righe (…)”.
A livello nazionale, la situazione è grave perché da tempo la superficie agraria utilizzabile (SAU) va progressivamente riducendosi. Si parla del 20% di superficie agraria perduta negli ultimi dieci anni. È prevedibile che la progressiva urbanizzazione in atto nelle nostre campagne continui a svilupparsi in modi irreversibili, nonostante che i piani territoriali per la conservazione del paesaggio rurale (L.R. 1/2005, art. 40) avessero considerato a parte le aree “a prevalente funzione agricola e commerciale”.
L’Accademia deve continuare ad essere punto di riferimento nelle fasi evolutive delle attività agricole e anche oggi può, su questo tema, continuare ad essere la sede in cui stimolare e misurare i cambiamenti validi in atto, non solo tecnici ma anche economici e sociali, contribuendo alla riflessione di tutti coloro che possono comunicare anche a distanza, con le moderne tecnologie, i quali meriterebbero maggiori attenzioni nello sviluppo di iniziative politiche ed economiche di categorie che si intrecciano sempre più.