Per affrontare i cambiamenti climatici, il Salk Institute, negli Stati Uniti, ha tra i suoi obiettivi di studio la naturale capacità delle piante di catturare e immagazzinare CO2 al fine di mitigare l'effetto serra.
Il lavoro degli scienziati sfrutta il principio che le piante assorbono anidride carbonica dall'atmosfera e la immagazzinano sottoterra nelle proprie radici.
Come è facile intuire, più la rete di radici è profonda e robusta maggiore è la stabilità e l'efficienza del sistema di stoccaggio.
In uno studio da poco pubblicato sulla rivista Cell, i ricercatori hanno scoperto un gene dal nome molto poco affabile, EXOCYST70A 3, che regola l’accrescimento in profondità delle radici nel terreno. Ingegnerizzando questo gene, si può intervenire sullo sviluppo della pianta, facendo crescere le radici che si spingendole molto in profondità nel suolo.
L'aspetto importante è che questa sequenza genica è presente in modo simile in tutte le specie vegetali, suggerendo la possibilità di trasformare ogni area verde del mondo in una super spugna contro l'anidride carbonica.
In un comunicato ufficiale, gli scienziati si sono dichiarati entusiasti della nuova scoperta, che li avvicina alla realizzazione del proprio progetto, chiamato “Harnessing Plants Initiative”. Un approccio innovativo e audace per combattere i cambiamenti climatici.
da: Quotidiano.net, 15/7/2019