Uno studio di ricerca dell’Università ETH di Zurigo, pubblicato su Plos One, analizza quali impatti avrà la crisi climatica su 520 città del mondo da qui al 2050, creando paralleli allarmanti.
Il clima sarà subtropicale, caldo e umido. Milano raggiungerà le temperature di Dallas, città del profondo sud americano. Londra somiglierà meteorologicamente all’attuale Barcellona, Monaco di baviera a Milano, Stoccolma a Budapest, Seattle a San Francisco, Madrid a Marrakech ed Edimburgo a Parigi.
Oltre tre quarti delle principali città del pianeta subiranno cambiamenti sorprendenti per temperatura e piovosità. Ancor più grave, il 22% delle metropoli, tra cui Singapore e Giakarta, soffriranno condizioni climatiche estreme, mai sperimentate prima al mondo.
Questi cambiamenti sono stati comunicati attraverso modelli di previsione che considerano un riscaldamento terrestre «moderato», cioè con emissioni di CO2 che si stabilizzino entro la metà del secolo.
Il trend vede uno spostamento delle città nell’emisfero settentrionale verso condizioni climatiche che oggi si trovano circa 1.000 chilometri più a sud, in direzione Equatore, con effetti incalcolabili su salute pubblica e infrastrutture. Nelle città europee le temperature aumenteranno in media di 3,5° C gradi d’estate e 4,7° in inverno. A Milano è prevista un’impennata fino a 7,2° nel mese più caldo, con una media annua di + 2,5°.
Gli scienziati avvertono che bisogna prepararsi all’impatto, le ondate di calore in Europa stanno dimostrando quanto sia già forte la tendenza al riscaldamento. Dobbiamo adattarci, attuare «piani d’azione a livello globale». Intanto, in attesa del vertice sul clima di settembre a New York, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici dell’Onu si prepara a pubblicare un altro allarmante rapporto speciale, stavolta sul degrado del territorio e i rischi per la sicurezza alimentare.
Uno studio russo-americano tra il Langley Research Center (Nasa) e il Krasnoyarsk Institute prevede che nel 2080 vaste zone artiche della Russia offriranno condizioni ambientali favorevoli alla presenza dell’uomo che potrebbe rappresentare la meta a per masse di migranti in cerca di nuove terre da coltivare e in fuga dal caldo del Sud Europa.
da: Corriere della Sera, 12/7/2019