Con la moneta non si scherza, non si può scherzare. Lo sapevano tanto bene gli antichi romani che avevano affidato a Giunone soprannominata “Moneta” la funzione, come dice il soprannome, di consigliera, ammonitrice in relazione alla moneta. Accadde, così si racconta, al tempo della guerra contro Pirro. I Romani avrebbero chiesto un consiglio temendo che il denaro non fosse sufficiente. A seguito del consiglio ricevuto e ritenuto molto saggio, le affidarono la nuova funzione e decisero di battere moneta nel suo tempio in Campidoglio.
La moneta ha sempre avuto un peso rilevante nei comportamenti umani e già in questa leggenda troviamo due aspetti che sono ancora oggi alla base della sua natura: a) il fatto che la moneta riporti simboli che si richiamano all’immagine concreta di colui, in genere il signore, il principe, lo stato, che la emette e ne garantisce il valore; b) la riconoscibilità che ne permette la circolazione e l’accettazione negli scambi. A questi due requisiti se ne aggiunge un terzo, di crescente importanza a mano a mano che si allentava, sino a scomparire, il legame fra il valore intrinseco della moneta e il valore convenzionale dichiarato sulle monete o sulle banconote e cioè il cosiddetto potere liberatorio della moneta ufficiale emessa da un’autorità riconosciuta. Cioè il fatto che nelle transazioni di ogni genere la moneta sana i debiti, si scambia con beni o servizi, non può essere rifiutata perché è garantita appunto da chi la emette e, per così dire, letteralmente “ci mette la faccia” con immagini, simboli, scritte declaratorie, come nelle banconote in lire prima della sostituzione con l’euro. Con questo il passaggio verso l’astrazione è stato massimo perché è emesso non da uno stato ma da una banca centrale ed ha valore e circolazione con tutti i requisiti sopraddetti in una ventina di Paesi europei, oltre ad entrare nelle riserve monetarie di Stati ed organismi internazionali e ad essere scambiata con tutte le monete più importanti.
Da Giunone Moneta alla Banca Centrale Europea gli elementi di fondo sono gli stessi. Per questo sorprende la strana storia dei cosiddetti minibot e della loro ventilata emissione da parte dello Stato per pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. Strana perché: a) l’esistenza di una moneta ufficiale esclude l’emissione di una nuova forma di moneta diversa ed è proibita; b) se le Amministrazioni hanno il denaro per pagare non si capisce a che scopo stampare questi minibot che comunque hanno un costo non indifferente per il conio e la distribuzione con i necessari criteri di sicurezza e garanzia, c) l’emissione di “buoni” presuppone una copertura di cassa per il momento in cui chi li riceve vorrà convertirli in beni, servizi o cambiarli in euro, che rimane l’unica moneta legale, ma se ci fosse la copertura l’operazione sarebbe superflua, d) a fronte di debiti che si presuppongono di importi elevati, i minibot verrebbero emessi in tagli molto piccoli corrispondenti a quelli delle banconote in euro creando un inutile duplicato e una forte confusione, e) i minibot incontrerebbero problemi per il potere liberatorio. Possiamo immaginare che i creditori delle Amministrazioni pubbliche siano di fatto costretti ad accettare (ma non è semplice farlo), ma lo stesso non si può dire per la conversione in euro per pagare creditori, dipendenti, fornitori. Forse potrebbero essere scontati in banca, ma perdendoci.
Ha ragione, e non potrebbe essere altrimenti, il Governatore della Banca Centrale Europea a dire che o questa è una moneta, illegale per definizione anche se in qualche modo oscuro avallata dallo Stato, o il riconoscimento di un debito da parte dello Stato che così rientrerebbe nel colossale debito pubblico, mentre queste spese in genere sono escluse.
L’Italia non è nuova a storie simili a questa. Molti ricorderanno quando, in carenza di pezzi da 500 lire circolavano i famigerati assegnini emessi dalle banche prima che lo Stato stampasse un “biglietto di stato a corso legale”, dunque non una vera banconota, mentre per le monete di valore più basso si ricorreva bonariamente alle caramelle. I minibot fanno temere che il successivo passo siano caramelle, magari con valore legale.
Il punto è che i debiti pubblici si pagano solo trovando i fondi necessari. Rimane da chiarire come possano essersi formati, dato che le Amministrazioni non possono deliberare spese senza coperture e i numerosi Organi di vigilanza dovrebbero vigilare su di ciò.
Questo è il vero tema su cui una buona volta si dovrebbe discutere.