Da qualche anno a questa parte stiamo assistendo a fenomeni più o meno accentuati nei cambiamenti climatici.
Si può discutere sui possibili scenari futuri, ma si deve riconoscere che frequenti sono le “anomalie”, relative soprattutto all’estremizzazione degli eventi climatici (alte temperature estive, abnormi precipitazioni), che interagiscono negativamente con le condizioni di vita in generale e con quelle relative al comparto animale e vegetale, in particolare.
Il fenomeno forse più appariscente è rappresentato dalle “ondate di calore”, periodi prolungati nei quali le temperature sono significativamente superiori alle medie storiche. Al caldo si associano la carenza idrica e la rilevanza di fenomeni di inquinamento atmosferico. Ne derivano situazioni di pesante stress per gli esseri viventi.
L’estate 2012 è stata, appunto, caratterizzata da queste condizioni meteo e, oltre al disagio subito dagli esseri umani, sono stati certamente interessati diversi comparti produttivi, a cominciare dagli allevamenti zootecnici, dalle produzioni agrarie e dai sistemi forestali.
Un esempio emblematico a questo riguardo è rappresentato dalla concentrazione di aflatossine nel mais che nelle produzioni delle più importanti aree maisicole del nostro paese ha superato di gran lunga i limiti stabiliti da Bruxelles, che per la aflotossina B1 (la più tossica e tra l’altro cancerogena) non deve superare lo 0,02 ppm. Questo ha posto seri problemi per l’uso del mais prodotto nel 2012 nell’ alimentazione del bestiame in quanto avrebbe aperto pesanti critiche nella sicurezza delle produzioni zootecniche, dal momento che tali tossine possono ritrovarsi nel latte e nella carne. Le implicazioni, poi, si estendono anche al sistema dei prezzi di mercato delle derrate, alle interazioni ospite/parassita e ad altri effetti collaterali.