Il 15 ottobre 2010 si è svolto ad Avola (SR) un incontro nel corso del quale si è fatto il punto sulla mandorlicoltura regionale e sulle ipotesi di rilancio del settore. L’incontro è stato organizzato dalla Regione Siciliana, Dipartimento interventi infrastrutturali per l’agricoltura e vi è stata una numerosa partecipazione di operatori del settore, vivaisti, produttori, trasformatori, commercianti, oltre che di ricercatori di diverse Istituzioni scientifiche dell’Isola.
Lo stato dell’arte sulla mandorlicoltura nazionale è stato presentato da Angelo Godini, del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali dell’Università di Bari, il quale ha sottolineato il complicatissimo confronto con la mandorlicoltura californiana in termini di costi di produzione e capacità di penetrazione nei mercati globali. Si è evidenziata l’inderogabile necessità di ridurre i costi di produzione, soprattutto attraverso interventi di meccanizzazione più spinta, nonché di indirizzare il miglioramento genetico verso scelte di minore emulazione e reale vantaggio per il comparto.
Francesco Sottile, del Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Palermo, oltre a riferire delle Liste di orientamento varietale dei fruttiferi dei MiPAAF, ha presentato un quadro della mandorlicoltura siciliana, illustrando la compresenza di due modelli colturali completamente differenti. Da un lato, è sempre presente una mandorlicoltura tradizionale con connotati di estrema marginalità sia in termini agronomici che di redditività, dall’altro c’è un sistema colturale moderno, di recente costituzione e spesso su superfici aziendali ragguardevoli, che stenta a divenire realmente competitivo sul piano nazionale e, soprattutto, internazionale. Le criticità di carattere agronomico derivano, in estrema sintesi, da una scarsa attenzione della ricerca nazionale sul comparto della frutta secca in generale, e più specificamente del mandorlo, a seguito della quale non è stato facile individuare modelli colturali idonei per una mandorlicoltura efficiente e competitiva sul territorio regionale.
Paolo Girgenti, della Regione Siciliana ha illustrato alcune delle linee di intervento che potranno essere attivate nel breve periodo a sostegno del settore sia sul piano prettamente commerciale che sul piano della ricerca agronomica e tecnologica.
Il dibattito che è seguito ha messo in risalto tutte le reali problematiche del settore che, malgrado timidi segnali di ripresa, non riesce ad ottenere un giusto riconoscimento sul piano commerciale per una produzione che è comunque apprezzata per caratteristiche organolettiche e tecnologiche nettamente superiori rispetto a quelle delle cultivar californiane. Appare evidente che in un mercato dominato da produzioni estere caratterizzate da costi molto bassi, sia per una tecnica agronomica altamente tecnologica che per una scelta varietale completamente differente, la possibilità di individuare vie di rilancio debba passare dalla capacità di contenere gli input necessari alla produzione e dalla possibilità di qualificare il prodotto dal punto di vista organolettico e commerciale, mantenendosi su livelli economici di offerta che possano invogliare il commercio nazionale ed internazionale ad intraprendere una strada di maggiore attenzione alla qualità senza dover compromettere il bilancio economico della trasformazione industriale.
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